L’Aula della Camera ha terminato durante la notte l’esame degli emendamenti e quindi degli articoli al ddl sulle riforme. L’ok finale al testo da parte di Montecitorio (il secondo dei quattro passaggi necessari) è atteso entro i primi giorni di marzo. Il premier Matteo Renzi era in Aula.
L’Aula della Camera stanotte ha dunque approvato gli ultimi 4 articoli al ddl sulle riforme (dal 38 al 41) e relativi al coordinamento, alle disposizioni transitorie e a quelle finali nonchè l’articolo relativo all’entrata in vigore delle norme. Il via libera agli articoli è stato salutato da un applauso dei deputati del Pd, che si sono anche alzati in piedi.
RENZI: “GRAZIE DEPUTATI, ABBRACCIO A GUFI E SORCI VERDI” «Grazie alla tenacia dei deputati terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale. Un abbraccio a gufi e sorci verdi». Lo ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, al termine della maratona parlamentare che ha portato all’approvazione del ddl costituzionale alla Camera. FASSINA: “DOVEVAMO TROVARE L’ACCORDO CON GLI ALTRI PARTITI” Il suo annuncio di non votare sulle riforme «non è un Aventino, ma il tentativo di affrontare il grave problema politico dell’uscita di tutte le opposizioni». È quanto chiarisce il deputato della minoranza Dem Stefano Fassina che in un’intervista a Repubblica afferma: «Voglio rimanere coerente ai principi costituzionali». «Abbiamo iniziato l’iter delle riforme riconoscendo l’errore del centrosinistra nel 2001, e poi del centro destra nel 2006, nella scrittura unilaterale della costituzione. Di fronte al rischio di ripetere oggi questo errore, avremmo dovuto sospendere i lavori, cercare un dialogo con le opposizioni. E poi ripartire», aggiunge. Nessuna ‘paludè: «Io ho chiesto di sospendere qualche ora, qualche giorno, non di rinunciare all’obiettivo. L’azione di governo, di fronte agli atteggiamenti ostruzionistici, a tratti squadristi del M5S, può andare avanti con le forzature dei regolamenti d’aula e i colpi di fiducia. Ma la riscrittura delle regole del gioco non può essere fatta come se fosse un decreto fiscale o sul lavoro». Allora si va al voto, come ha prospettato anche Renzi? «Non raccolgo le minacce – risponde – Le riforme costituzionali non si possono fare sotto il condizionamento di uno show down della legislatura. Ci sono principi di fondo che anche il premier deve rispettare».