Nel confronto sulle riforme costituzionali emerge un orientamento che confonde la democrazia con la gestione di un’azienda. Abolire il Senato, sopprimere le Province e svuotare le Regioni per disegnare un nuovo ordinamento incardinato sostanzialmente sui Comuni e sullo Stato. Per un territorio come il nostro disseminato di comuni piccoli e piccolissimi che conseguenze determinerà questo nuovo assetto? Lo Stato per funzionare ha bisogno di articolazioni periferiche quali i Provveditorati Ministeriali o le Direzioni Regionali che duplicheranno gli apparati burocratici e moltiplicheranno i passaggi amministrativi.
Per le casse pubbliche non ci sarà alcun risparmio e l’unica novità consisterà nell’andare a porre i problemi al funzionario di turno che magari sarà assegnato a Macro-Aree che costringeranno i molisani a recarsi a Napoli, a Bari, a L’Aquila, ad Ancona, a Roma o nella migliore delle ipotesi a Foggia, a Pescara o a Benevento.
Impedire agli elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento o i propri amministratori locali, costituisce un errore politico macroscopico perché come dimostra il caso della sanità, non è che quando lo Stato si sostituisce nella gestione alle Regioni riesce a risolvere i problemi.
Nonostante queste premesso è auspicabile che il Molise non si chiuda a riccio sulla difensiva in questo confronto che vede quotidianamente autorizzati vari esponenti nazionali a trattarci come pacchi postali da allocare a destra o a manca.
Al contrario dobbiamo avere la lungimiranza come molisani di anteporre la tutela dei diritti dei cittadini alla conservazione ottusa degli attuali assetti istituzionali.
Una classe dirigente che si rispetti pensa al futuro migliore per il proprio popolo e non al mantenimento di postazioni di potere sempre più svuotate di funzioni e di risorse.
Se si porrà il tema, scegliamo noi l’assetto di macro-regione senza farcelo imporre da nessuno, ma chiediamo tutele e garanzie per i nostri ospedali, per le scuole, per i servizi pubblici essenziali e per lo sviluppo del nostro territorio.
Può andare bene confluire in una regione più estesa, ma a condizione che i molisani abbiano più servizi, maggiori opportunità e paghino meno tasse.
Michele Petraroia