“Entrano in ascensore una donna anziana, una donna intelligente, un pompiere e Babbo Natale. Quando l’ascensore si ferma al piano desiderato ci si accorge che la donna anziana e’ morta assassinata. Chi è il colpevole? ……… Il pompiere. Perché? …..Perché la donna intelligente e Babbo Natale sono personaggi di fantasia!L’indovinello apparentemente ingenuo, specie se ascoltato dalla voce di un ragazzino di dieci anni, in realtà ha uno sfondo marcatamente sessista. Si tratta di un tipico esempio di discriminazione fra maschi e femmine, a tutt’oggi diffusa fra i banchi di scuola, e precisamente nelle classi elementari. Siamo a Campobasso, ma anche nel resto del Paese le cose non vanno diversamente.
Nonostante gli sforzi compiuti, e in atto, a livello normativo, istituzionale e politico, per puntare al superamento del gender gap, la formazione delle nuove generazioni e’ ancora contaminata dall’intreccio fra senso di uguaglianza e stereotipi. Ciò induce a pensare che forse sono gli stessi adulti, genitori e docenti, che, talvolta anche inconsciamente, attraverso atteggiamenti, didattica, rimproveri o attenzioni, trasmettono questa cultura sessista, purtroppo ancora molto radicata nella nostra società. Allora è tempo che la scuola si faccia carico di affrontare in modo più serio il problema, a partire dai primi anni delle elementari proprio con l’obiettivo di oltrepassare questa frontiera di carattere culturale.
Intanto è di questi giorni la notizia che sei atenei milanesi, diversi per competenze, fra cui “la Bicocca”, “la Bocconi”, “il San Raffaele” e “il Politecnico”, hanno costituito un centro di ricerca interuniversitario che mira a costruire programmi di studi e ricerche multidisciplinari dedicato alle “culture di genere”. Il Centro ha la finalità di dare un contributo “alla crescita e alla diffusione del rispetto verso la dignità e le competenze delle donne”, avvalendosi di anni di esperienze di corsi di laurea su studi relativi al conseguimento delle pari opportunità. L’osservazione del mercato del lavoro, delle carriere, delle rappresentazioni mediatiche dei generi, saranno il punto di partenza per dare un supporto di conoscenze agli atenei, alle varie associazioni, alle agenzie pubblicitarie, alle imprese, ai mass media fino a raggiungere le scuole. Una nuova iniziativa che potrebbe essere un ulteriore passo in avanti verso la parità a patto che ci sia impegno e volontà da parte di tutti. E se nostro figlio ci rivolge un indovinello sul tipo di quello citato, piuttosto che sorridere, dovremmo soffermarci a spiegare che la nostra società si fonda sull’intelligenza degli uomini e delle donne che insieme costruiscono il suo futuro e quello di tutti i bambini e bambine suoi coetanei con la voglia di crescere in un mondo migliore.
Rossella Salvatorelli