Senza voler apparire “i prezzemoli usati in quasi tutti i cibi”, la nostra curiosità è stata attratta dal “muro contro muro” tra i vertici della Regione e quelli della Fondazione Giovanni Paolo Secondo. Questione spinosa che potrebbe, usiamo il condizionale, spersonalizzare, cosa di cui dubitiamo, l’Istituto di Ricerca che fino a qualche anno era, ma lo è ancora, il vanto della realtà sanitaria locale tanto da attrarre numerosi pazienti provenienti da fuori regione. Questione che, a quanto si legge nei piani, vedrà la fusione con l’Ospedale Cardarelli, che porterà benefici ai molisani senza alcun allarmismo che giunge da parte della società civile, cui sta particolarmente a cuore la vita delle strutture ospedaliere esistenti sul territorio. “Querelle” che ha assunto toni anche aspri ma che si spera si trasformi in azioni positive il prossimo 22 dicembre quando ci sarà l’incontro tra il commissario ad acta della sanità regionale e la governance dell’Istituzione sanitaria romana. Un incontro che coniughi definitivamente le azioni e soprattutto le idee come fossero le dita di una sola mano affinché si possa guardare con fiducia al futuro senza dover affrontare i “viaggi della speranza” verso altri nosocomi non Molisani. Un qualcosa che porti a remare a favore di corrente ma anche contro se necessita, a dimostrazione che il Molise vuole, anzi pretende, che ci sia una sanità di qualità, senza il timore di licenziamenti o di distruzione delle basi che affannosamente si sono poste in anni d’impegno collettivo. Basi che permettano in modo definitivo la cancellazione dell’appellativo di “deserto sanitario”. Il quale, costringe, questa porzione di Paese a essere guardata con sospetto per le sfaccettature non sempre favorevoli che presenta. Basi che speriamo siano incrementate e fortificate se si vuole uscire dall’isolamento che ci penalizza da troppo tempo. Basi di una costruzione che ci auguriamo possa continuare a reggere, anche se trasformata, senza alcuna crepa, altrimenti è destinata a crollare causando danni irreparabili per l’intera collettività. Basi che devono essere il punto fermo di un qualcosa che rimanga a dimostrazione che la “fusione di strutture” necessita per la crescita e lo sviluppo del Molise. Ecco perché ora più che mai bisogna sgombrare la mente da inutili congetture che penalizzano le azioni che si vogliono mettere in atto. Le quali, sicuramente, ci faranno camminare anche con l’ausilio di un “tutore” che favorisce senza danneggiare quello che esiste sul territorio.
Massimo Dalla Torre