In occasione della commemorazione della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, e in ricordo del 100° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone ha dichiarato: “Sul piano umano non si può non essere concordi con Abraham Lincoln quando sosteneva che “non c’è nulla di buono nella guerra, eccetto la fine”. Sul piano storico, politico ed economico i conflitti trovano una serie di motivazioni più o meno condivisibili, originando in contesti diversificati e non sempre di semplice comprensione. La fine della prima guerra mondiale, l’ “inutile strage”, come ebbe a definirla Papa Benedetto XV, dal punto di vista geopolitico generò, con il suo alto costo in perdita di vite umane e di violenza alle popolazioni coinvolte, un nuovo equilibrio in Europa, in medio oriente e in parte dell’Africa. Per l’Italia rappresentò oltre che tutto questo, la conclusione di un processo unitario iniziato nel Risorgimento.
L’Italia di oggi è figlia anche di quel conflitto. La libertà, la democrazia e la civiltà di questa nostra era è stata pagata dai nostri nonni a caro prezzo nelle fredde trincee delle Alpi e in mille battaglie. Se ogni italiano può dire con orgoglio, “sono figlio della libertà, e a lei devo tutto ciò che sono” -come asseriva, anche se in cotesti storicopolitici diversi, Cavour-, lo deve a quei coraggiosi combattenti della Grande Guerra e a tutti quelli che perirono anche nella seconda, ancor più sanguinaria. Ogni traguardo civile è sempre frutto di un processo lungo, stratificato, fatto di tanti eventi dolorosi e accadimenti fortemente impattanti. Elementi che, riletti con razionalità e analizzati scientificamente con spirito pacato, costituiscono la storia dell’evoluzione di un popolo. Oggi dunque, nel celebrare il 4 novembre, a 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, ricordiamo il compimento dell’Unità Nazionale e il ruolo svolto anche per quel fine dalle Forze Armate. Elementi sicuramente attuali, perché l’Unità Nazionale deve sempre essere riconfermata da ogni generazione, e il ruolo delle Forze Armate deve essere reinterpretato, rispetto agli inizi del ‘900, alla luce della nostra Costituzione e promosso quale protettore e garante della pace, della democrazia, dei diritti umani e della giustizia.
Il nostro Molise diede al primo conflitto mondiale un grosso contributo che è giusto ricordare oggi. Alcune ricerche parlano di oltre 5000 mila molisani morti e centinai di mutilati. Al loro coraggio e al loro sacrificio dobbiamo la determinazione a concorrere, come molisani del terzo millennio, ancora una volta, all’Unità Nazionale e a voler cercare insieme, “stretti a coorte”, di superare la crisi di questi nostri anni, facendo ricorso ai principi e ai valori più genuini su cui è nata l’Italia libera e democratica”
Consiglio Regionale del Molise Comunicazione Pubblica