Anche la popolazione molisana sarà chiamata a votare per abrogare o meno la norma che consente sine die le trivellazioni a 12 miglia dalla costa. La mobilitazione NO TRIV ha per ora fermato alcune norme nefaste del decreto “sbocca speculazioni Italia” con cui, insieme alle nuove normative favorevoli al capitalismo nostrano in danno dei lavoratori, Renzi aveva regalato alle multinazionali licenze per depredare a piacimento il territorio, anche molisano, ai danni dell’ambiente e della salute. Pericolose perforazioni anche per il Molise, tra Adriatico, mari siciliani e Ionio, solo nell’interesse delle principali multinazionali ENI, Shell, E.On, Edison.
Un micidiale impatto che potrà abbattersi anche nel Molise; sulla fauna marina, sulle specie vegetali acquatiche e sul pescato, con una stima di riduzione di almeno il 50% in alcune aree italiane. Oltre che sul patrimonio marittimo e naturalistico, alimentare, e per le sue ricadute negative occupazionali, incluso l’aumento del rischio sismico. E nel Molise anche la terra (oltre che il mare) è messa repentaglio, per almeno il 60%, da alcune richieste di concessione, come già è stato eccepito nella mobilitazione contro il tentativo di trivellare zone del basso Molise.
Le falsità fuorvianti messe in campo dal governo e dalle multinazionali sono diverse. Demenziale è ad esempio la menzogna del “torneremo alle candele”, in primis perché non c’è alcun rapporto tra queste trivellazioni e il fabbisogno energetico nazionale, essendo i magnati a gestire privatamente le estrazioni (peraltro con enormi e assurde agevolazioni fiscali); ma soprattutto perché tutto il petrolio estraibile nel mare italiano vale solo 7 settimane di fabbisogno; e solo sei mesi vale quello del gas.
Insomma: chi ci guadagna sono solo i capitalisti del settore a fronte di gravi danni al mare e alla terra, senza contare che in caso di incidenti, anche piccoli, vi sarebbe un disastro epocale atteso che il nostro mare è chiuso (si ricordi il disastroso incidente del 2010 nel golfo del Messico).
E si tratta anche di sostenere un piano energetico alternativo, atteso che ormai il fossile è destinato al progressivo abbandono ed esaurimento, investendo sul futuro, sulla ricerca delle energie rinnovabili pulite già a buon punto (solare sui tetti e sulle aree non impattanti, l’eolico non selvaggio, risparmio energetico ed altre forme pulite). Il PCL rivendica anche la nazionalizzazione senza indennizzo, sotto il controllo sociale e dei lavoratori, del settore energetico oggi privatizzato, visto che l’energia è un bene essenziale di tutti.
E’ dunque importante anche dal Molise recarsi in massa il 17 aprile a votare SI, pur tenendo presente che una vittoria al referendum non basta (acqua pubblica docet): solo la mobilitazione di massa ed una vertenza anticapitalista generale, che comprenda anche questo tema, sono in grado di fermare queste scelte scellerate e reazionarie del governo e del capitalismo.
Referendum 17 aprile: anche dal Molise mobilitamoci per salvare il nostro mare e la nostra terra
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