Quel pasticciaccio di via …..

Prediamo spunto dal titolo del romanzo di Carlo Emilio Gadda, per cercare di fare chiarezza su cosa sta accadendo nei palazzi della politica molisana. I quali, specialmente all’indomani della elezione del primo cittadino del capoluogo di regione al vertice della Provincia di Campobasso, sono sempre più nel caos, non dal punto di vista degli assetti organizzativo -amministrativo, ma da quello prettamente politico, tant’è che alcuni titoli riportano che “nella minoranza di Palazzo San Giorgio stanno volando i cosiddetti stracci”. Non so voi ma noi quando accadono queste cose, viene sempre più la voglia di chiudere i battenti e invocare con insistenza il ritorno alle urne, se non addirittura andare via dal Molise anche perché una stagione politica come questa non si è mai vista. Una situazione che lascia attoniti, esterrefatti e soprattutto sconcertati, giacché mostra il vero volto della politica che, mai come in questo caso, evidenzia la pochezza di chi si è detto pronto a difendere il cittadino da quello che da qualche anno è il sintomo: lo sbando, l’inerzia, la resistenza passiva. Parole che non dovrebbero esistere perché è inconcepibile che chi ha promesso ha abbandonato a se stesso chi voce non ha. Si voce non ha, perché pochi, anzi pochissimi possono battere il pugno sul tavolo e alzare la voce per chiedere la ragione di tutto questo.

Sempre scorrendo i vari articoli, si legge che la compagine che si è erta a paladino delle cause dei cittadini, ora recrimina all’ indirizzo del proprio gruppo o alleato, il perché non si sono rispettati i patti. Patti che con un colpo a sorpresa sono stati disattesi e di conseguenza hanno creato frizioni e spaccature che portano ancora di più alla incomprensione tra le parti. Conseguenza di una non perfetta sinergia che evidentemente mostra una disarmonia ma soprattutto una non sopportazione epidermica il che va a svantaggio della causa del Molisanes. Un qualcosa che non ci saremo aspettati perché fino a questo momento l’obiettivo era, ed è, ridare visibilità, vivibilità e soprattutto ratio dove ratio non c’è.

Molti criticheranno quello scriviamo, perché potrebbero, usiamo il condizionale, pensare che ci siamo “appecoronati”, senza sapere che l’affermazione:“ora siamo incudini e di conseguenza prediamo le martellate, poi si vedrà” è quanto mai veritiera e di conseguenza senza alcun ombra di dubbio reale, ma anche perché il nostro modo di vedere e vivere la politica è immutato. Litigare o rinfacciarsi di aver messo in atto manovre che non erano state previste, non serve, perché in questo modo si fa il gioco degli avversari, sempre che di avversari si tratti, perché vanno a braccetto e soprattutto ci si scambiano i favori. Situazione che gioca nettamente a sfavore della collettività che guarda con un senso di disprezzo, ora più che mai, ai centri del potere e scuote la testa perché si rende conto di aver affidato il proprio mandato a chi non è assolutamente idoneo a governare. Situazione che è dannosa e va nettamente a discapito di chi a fine mese deve fare i conti con le proprie vicissitudini e che vede i propri conti sempre più colorati di rosso. Colore che da molto tempo fa da pendant con la foto di una realtà come quella Molisana che, se non si correrà ai ripari, sprofonderà sempre più nel baratro. Ecco perché sarebbe bene lavorare per la rinascita di un territorio che da molto tempo è un semplice corridoio di passaggio per altre realtà che, con meno potenzialità, offrono garanzie a chi ne chiede, senza rimarcare la propria appartenenza partitica.

Massimo Dalla Torre

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