Quel 40% e’ il cappio del PD – staisereno

 L’Assemblea Nazionale del PD ieri a Roma ha ventilato sentieri nuovi da percorrere, ma quel che ha innanzitutto ribadito e’ la strada maestra tracciata da Renzi. Si sente cioè forte dei voti ottenuti al referendum, quel 40% con cui ha straperso ma che evidentemente ritiene propri e solidi per poter invece vincere le politiche , che non a caso Renzi auspica al più presto, innanzitutto per una ragione di sopravvivenza personale. Egli, del resto, in estrema sintesi ha ieri imputato la sconfitta del suo spirito riformista a 3 fattori: i giovani, il notabilato del sud, i limiti nella comunicazione.

In ordine a quest’ultimo tema, avrà forse compreso che l’occupazione delle TV ha provocato fastidio, nausea e reazione negli Italiani, sapienti oltremodo in fatto di propaganda dopo i 20 anni di Berlusconi, mentre i giovani, si sa, privilegiano i social e la ricerca solitaria su internet. Questa è stata l’analisi di Renzi, semplicistica e rapida, per voltare pagina. La nuova sembra che debba iniziare di nuovo con lui, degno erede dell’avanguardismo futurista degli inizi del Novecento, col culto della velocità e dell’interventismo nella guerra lampo, che invece ingenera battaglie continue e fa precipitare il Paese in una guerra lunga e di logoramento su questioni secondarie , sintetizzate ironicamente sui social con immagini eloquenti del PD come Poltrone e Divani o più seriamente in post tra tifoserie violente.

La crisi e le vere questioni in cui ciascun Italiano s’imbatte nel quotidiano, dalla sanità, ai trasporti, dal lavoro alla scuola, rimangono tutte lì, stagliate nell’irrisolto, in alcuni casi peggiorate. Le politiche sui temi reali non sono state all’altezza delle promesse del premier, tanto che anche per le promesse non mantenute lui è stato bocciato lo scorso 5 dicembre, ma invece che capire la lezione, il 18 dicembre sottolinea che non vuole fare il recupero e anzi intende fare il salto e il PD appare compiacente e finanche compiaciuto, come mostrano anche su fb i PD locali, dal governatore, alla segretaria Fanelli a scendere.

Al partito sembra sfuggire un dato: il maggioritario col suo leaderismo tipico da seconda Repubblica, e’ in crisi, sta annegando nella sua autoreferenzialita’, nella incapacità a dare risposte concrete a problemi concreti, nel dissolvimento delle coalizioni interne agli schieramenti e nella forza di un terzo soggetto estraneo: i grillini. Il PD, che ormai non si sa neppure cosa sia più sul piano ideale e reale, potrebbe anch’esso ridimensionarsi esattamente come già è avvenuto al PDL. Quel 40% rappresenta una sconfitta, non è affatto detto che sia il bottino da cui partire per vincere la guerra. Anzi a valutarne le performance centrali e locali, il PD di Renzi è in imbarazzante e patetico declino, in un ottimismo beota che lo farà spegnere sotto il ridicolo vessillo dello ‘staisereno’ .

Il PD molisano segue, beota, a ruota. Sarebbe stato auspicabile che invece facesse un serio mea culpa e provvedesse a creare un laboratorio politico alternativo e originale. Ma niente, la mediocrità e la miopia trionfano e il Molise che non c’è crede di vivere nel migliore dei mondi possibili, attaccato alle poltrone o in guerra per nuove poltrone ed emolumenti, quello che c’è pensa a dover sopravvivere e manco più assisterà allo spettacolo, tanto è noioso, deprimente e scontato.

Adele Fraracci

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