Scorrendo i titoli dei giornali e ascoltando soprattutto i commenti della gente, ci si rende sempre più conto che si è arrivati al cosiddetto “ammazza caffè” e che il conto da pagare è salato. Situazione che rende inammissibile e incomprensibile la società odierna e di conseguenza il sistema assolutamente non vivibile, senza sapere che un tempo se qualcosa non quadrava subito si ricorreva ai ripari con l’aiuto di tutti e nessuno veniva danneggiato. Oggi, invece, l’incongruenza e il menefreghismo spaziano a tutto tondo, tant’è che chi può ne approfitta calpestando chi dignitosamente cerca di perseguire l’obiettivo che si è preposto o che gli è stato assegnato. Condizione che, purtroppo per i tempi che corrono è impensabile perché il caos e la confusione sono vissuti all’impronta dell’arroganza. Malessere ai danni di chi ne risente tant’è che è postato sui network che, se pur criticati, ti permette di esternare i pensieri e il disagio anche se c’è sempre qualcuno che cerca d’impedirlo con il “non puoi” oppure “attento perché se lo fai, paghi le conseguenze”.
Minacce che per vigliaccheria ti sono dette anche nell’anonimato di telefonate notturne o con lettere scritte con i ritagli di giornali, per giunta sgrammaticati. Strumenti di una bassezza inaudita che non meritano alcun commento se non uno: chi li mette in atto è “stupido”. Stupidità, per non usare altri aggettivi, che è figlia degenere di un modo di vita che è sempre più imperante. Violenze verbali e materiali, perché accade anche questo, che non possono essere accettate da chi cerca di dare contezza al proprio operato.
“Strumenti” che ti mettono da parte, ti accantonano, ti emarginano e ti segnano all’indice e porta a chi li usa a chiudersi a riccio voltando la faccia dall’altra parte per non constatare la realtà dei fatti. Un chiudersi tra quattro mura dell’assurdo e della convenienza le cui fondamenta sono ipocrisia e falsità. Parole che danno il senso del vuoto che domina ma che fortunatamente avrà quale parola terminale “stop” soprattutto per quelli che fanno dell’arrivismo e della prevaricazione “il modus vivendi”. Uno “stop” che inesorabilmente si manifesta con un applauso, un brindisi, noi non lo faremo, perché disgustati, di chi è pronto a occupare il tuo posto e che subito dopo non ti conosce più, anzi manifesta il proprio fastidio di averti incontrato e dice ipocritamente “beato te che sei arrivato: goditi i frutti”, anche se questi sono immangiabili perché maturati all’insegna del fallimento scritto con la “F” maiuscola.
Massimo Dalla Torre