In questi giorni si discute sulla chiusura dei presidi ospedalieri di Larino e Venafro, che suscita reazioni diverse da parte dei cittadini e degli amministratori. Sfugge alla discussione collettiva il problema principale, che si ricava dal Piano Operativo 2013/2015, presentato dal Presidente Frattura a Roma, al Tavolo Tecnico Interministeriale, nel mese di Dicembre. Lo stesso Frattura che a luglio aveva già presentato un altro Piano, redatto in collaborazione con l’allora direttore generale Carmine Ruta, pubblicizzato con grande enfasi. Il Piano era poi stato approvato dal Ministero, con la richiesta di una semplice integrazione, consistente nella presentazione di un cronoprogramma e di un piano di fattibilità economica, di quanto già presentato.
Il Piano Operativo presentato in Dicembre, riscritto senza la collaborazione di Ruta, viene stravolto e ritorna a quello sbilanciamento verso il privato del piano Basso, che il Movimento 5 Stelle aveva tanto osteggiato già in campagna elettorale.
La ripartizione dei posti letti e la riorganizzazione della rete ospedaliera sono state riscritte sulla base di un criterio esplicitamente illustrato nel documento e evidenziato da questo eloquente passaggio: “si è provveduto alla determinazione dei posti letto per le strutture pubbliche contemperando l’esigenza di eliminare ogni forma di duplicazione nell’offerta con quella di non penalizzare ulteriormente gli erogatori privati, già oggetto, negli scorsi anni, di rilevanti manovre di riduzione delle dotazioni”.
Lo squilibrio verso il privato favorisce, in modo particolare, la Neuromed e la Fondazione Giovanni Paolo II.
Il significato di quanto appena scritto non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, quello che però non si legge è quanto questo andrà ad incidere sull’aspetto occupazionale dell’azienda sanitaria pubblica. E’ fin troppo facile prevedere un drastico taglio all’impiego pubblico che si concretizzerà nei prossimi tre anni con l’attuazione di questo piano operativo. L’Azienda Sanitaria Pubblica, per numero di addetti, è la maggiore azienda dell’intera Regione.
Ripetiamo la domanda di qualche mese fa “Cui prodest?”
La preoccupazione dei vari comitati in difesa del Vietri e del SS. Rosario potrebbe presto diventare quella degli operatori pubblici tutti, che vedranno ridursi molte unità operative a favore dei soggetti privati. Serve ricordare che i privati si inseriscono nel settore sanitario solo per sopperire alle mancanze del pubblico e per fare eccellenza, e con lo scopo di ricavarne profitto.
Dimensionare un Piano Operativo sulla presenza di strutture private contraddice l’articolo 32 della Costituzione, che sancisce la pubblicità della tutela della salute dei cittadini.