La questione dei licenziamenti degli oltre 200 lavoratori in forza alla Protezione Civile sta prendendo il giusto spazio nell’informazione locale, oltre che nella sua dimensione concreta che è quella occupazionale. Una vera e propria emorragia in termini di lavoro che andrebbe a generare certamente delle conseguenze socio economiche di non poco conto, considerato lo scenario preoccupante offerto da Gam, Ittierre, e Co. Tornando indietro di qualche anno, rientrando nella Protezione Civile, torna alla mente il concorsone bandito dall’Agenzia Regionale, con cui si intese stilare graduatorie di professionisti per coprire determinate mansioni tecniche all’interno della struttura centrale e dei comuni.
Procedure concorsuali, lunghe alcuni mesi, che videro rispondere all’appello oltre 5000 persone e che si conclusero, appunto, con delle graduatorie finali da cui si attinsero le figure professionali previste dalle 5 categorie annoverate nel bando. Oltre 200 con contratto a tempo determinato. Diverse furono le contestazioni a quel concorso sia da parte di esclusi che di qualche esponente dell’allora opposizione di centro sinistra. Particolare attenzione a tale attività, la riservò l’allora consigliere Salvatore Ciocca, oggi proprio delegato a quell’ambito, che attraverso esposti, denunce ed atti vari si prodigò in una forte ed a tratti violenta attività di denuncia. Partirono a stretto giro delle indagini della Procura che portarono all’acquisizione da parte della squadra mobile di atti inerenti le procedure, successivamente vagliati dalla magistratura. I giudici amministrativi però, entrati nel merito dei ricorsi non invalidarono le procedure, respingendo i vari ricorsi presentati e legittimando di fatto il concorsone. Oggi che scadono quei contratti però, si è presentato un problema economico, oltre che politico. Proprio Ciocca, infatti, supportato dal quarto Direttore Generale dell’Agenzia succeduto in un solo anno, fa sapere che non vi è capienza economica per tutti e 210 i lavoratori, ma soltanto per circa il 30% di loro, senza superare le 60 unità.
Il problema però potrebbe nascere quando si preannuncia un nuovo concorso per coprire quei posti.
Il decreto 101 del 2013, a tal proposito, sembra essere chiaro in materia. Fino al 31 dicembre 2016, infatti, si legge nella norma, le amministrazioni non possono avviare nuove procedure se prima: non hanno immesso in servizio tutti i vincitori di concorsi pubblici collocati nelle graduatorie vigenti, non hanno verificato nelle graduatorie la presenza di idonei dal 2007, relativamente alle professionalità necessarie.
Inoltre le Amministrazioni dovranno necessariamente avvalersi di proroghe dei contratti esistenti per garantire il funzionamento degli uffici, qualora la pianta organica stabile non ne garantisca l’efficienza. Fino al 2016, dunque, nessuna nuova selezione. Lo dice la legge. Ciò che si potrebbe fare è quindi attingere dalle liste di esperti esistenti le professionalità necessarie, ripartendo sempre dall’ordine di collocazione nelle medesime. Cioè dal primo a seguire.
Ergo, i 60 ipotetici futuri lavoratori, saranno i primi 60 da “pescare” all’interno delle 5 aree che il concorsone del 2012 ha stilato, con buona pace di sperava di avere a disposizione un nuovo canale di ingresso all’ARPC.