Prognosi, diagnosi e cura per la Sanità regionale: le 12 proposte della Uil Molise

La UIL del Molise attraverso originali e importanti proposte intende ribadire, ancora una volta, la sua visione di sanità, in una fase delicata come quella attuale, dalla quale nascerà un nuovo corso riguardo la vita socio assistenziale del MoliseVuole farlo senza enfatizzare, ma guardando al disegno complessivo, all’impostazione delle riforme, condividendo metodologia, programmazione e  riqualificazione.
Lo Stato su questo e altri temi arretra e quindi la politica regionale non può girare la testa dall’altra parte, permettendo che le decisioni ci siano calate dall’alto. Tuttavia, siamo stati sempre daccordo che per continuare a garantire il nostro sistema sanitario sia necessario un recupero di funzionalità e di efficienza, in un’ottica di riforme vere e praticabili, che tengano insieme il problema della sostenibilità economica  con i bisogni di salute e con la VALORIZZAZIONE DEI LAVORATORI DEL SETTORE E DELL’INDOTTO.
Dobbiamo, come da più parti ribadito, garantire il diritto universale alla tutela della salute, sancito dall’art. 32 della carta Costituzionale, attraverso il servizio sanitario. Una conquista irrinunciabile e di grande evoluzione civile da preservare anche per le generazioni future.
E allora, bisogna cambiare metodo e porre delle regole su cui poggiare le fondamenta, rispettando l’architettura sociale e della rappresentanza, restituendo agli organi preposti il potere decisionale.
E’ necessaria, quindi, un’adeguata LEGGE REGIONALE che detti principi e norme, su riforme come questa, che ponga alla centro il Confronto tra tutte le parti sociali.
Bisogna partire con un progetto strategico, forte, di riorganizzazione del sistema che è fondamentale per il raggiungimento dell’unico obiettivo che ci deve tenere uniti tutti: cittadini, istituzioni, lavoratori, pensionati, parti sociali: una sanità di qualità per tutti, equa e sostenibile e che salvaguardi i livelli occupazionali, non tagliando quei posti di lavoro che garantiscono servizi pubblici essenziali.
Come Organizzazione, difatti, siamo seriamente preoccupati sulla tenuta dei livelli occupazionali, sulla reale possibilità di stabilizzare i precari e sulla capacità di mantenimento dei livelli lavorativi nei servizi dell’indotto, anche in presenza di cambi di appalti.
E tutto ciò, nonostante il triste primato di imposte elevatissime, con  ticket tra più alti d’Italia che rendono spesso economicamente più vantaggioso il ricorso a strutture private con minori liste d’attesa.
La UIL è convinta che la fase di riorganizzazione vera passi attraverso un CAMBIAMENTO DEL PROCESSO  ORGANIZZATIVO dei servizi , perché con un debito che aumenta nonostante i continui tagli e le iniezioni di denaro, si ha la certezza che qualunque economia aggiuntiva finisce sempre per alimentare sprechi e dissipazioni , vere piaghe del nostro servizio sanitario.
Dunque, il serio problema di carattere strutturale è proprio l’ingovernabilità del sistema e l’incapacità di tagliare inefficienze e sperperi ormai incancreniti.
Assistiamo ad un sovra utilizzo della diagnostica e degli esami ad essa annessi, superiore alla media nazionale, con eccessive prestazioni per la medicina difensiva che generano costi elevatissimi, allungamenti delle liste di attesa,  spesso a favore di imprese e fornitori privati.
E allora, che si torni anche a guardare soprattutto alla PREVENZIONE primaria, verso la quale si investe poco con il rischio che in futuro ci si trovi anche di fronte ad un aumento della spesa per curare le patologie legate proprio alla scarsa prevenzione.
Si lavori ad un SISTEMA A RETE UNICO, integrato a riferimento regionale che punti ad un adeguato coordinamento tra i vari livelli assistenziali, evitando l’ormai consueta  “Sindrome di Ulisse”, dove il paziente si sposta continuamente da un ospedale all’altro, dal territorio all’ospedale, senza aver risolto il problema.
Un apparato che tenga insieme pubblico, privato accreditato, il socio sanitario e la medicina sul territorio, attraverso una PORTA UNICA DI ACCESSO che si realizza secondo principi di cooperazione-integrazione.
La vera riforma, infatti, non è l’ospedale unico, ma una RETE UNICA che  pone al centro il cittadino in tutte le sue fasi della vita, indicando per il paziente un ciclo puntuale per garantire prima la salute e poi la cura, partendo dalla prevenzione e passando per l’integrazione socio sanitaria, i servizi territoriali, l’assistenza ospedaliera per le acuzie e l’assistenza domiciliare integrata.
La funzione unica-unitaria di assistenza sanitaria può essere realizzata con la costituzione di DIPARTIMENTI INTERISTITUZIONALI che governano e controllano la rete dell’offerta, riducono i costi, limitano le duplicazioni diagnostiche, favoriscono lo scambio di informazioni cliniche e la circolazione dei pazienti tra le strutture. Il privato accreditato deve continuare ad essere una risorsa e può esserlo se opera in simbiosi alla sanità pubblica, integrandola e non sostituendola.
E per snellire i luoghi centrali come gli ospedali, va  potenziata la rete di assistenza  territoriale, un concetto questo che la UIL da tempo propone.
La MEDICINA SUL TERRITORIO, infatti, da un lato  rappresenta un alto elemento di coesione sociale, dall’altro offre un sostanziale abbattimento dei costi. Ma senza investimenti non si può potenziare la medicina e l’assistenza sul territorio, che potrebbe essere una valida alternativa  alla chiusura degli ospedali minori.
Grande interesse deve destare anche INFORMATIZZAZIONE DEL COMPARTO, attraverso progetti per l’assistenza sociale innovativi, quali la cosiddetta sanità elettronica che comprende telemedicina, telediagnosi, teleassistenza. Strumenti, questi, utili a consentire la permanenza in casa delle persone anziane e con disabilità, attraverso una nuova rete integrata di teleassistenza sanitaria che monitori pazienti con patologie croniche, riducendo ricoveri ospedalieri non necessari.
In altre parole, occorre spostare, anche fisicamente, strutture e servizi dall’ospedale al territorio per garantire la continuità di cura specialmente in una Regione di difficile morfologia come quella molisana.
E’ opportuno, poi, restituire all’UNIVERSITA’ il  ruolo preminente che le spetta considerato che a tale Istituzione accademica va garantita la partecipazione alle fasi di organizzazione, alla stesura del Piano operativo, secondo il principio di leale cooperazione per la salvaguardia dell’attività della didattica e della ricerca.
In ultimo, ma non per importanza, alla luce delle riduzioni di presidi e di luoghi di cura, è fondamentale rinforzare il SERVIZIO EMERGENZA TERRITORIALE, integrandolo maggiormente con la rete territoriale e ospedaliera, trovando soluzioni occupazionali per associazioni ed operatori che ormai da anni fedelmente svolgono tale vitale servizio.
Queste, in estrema sintesi, le proposte della UIL sulla questione sanità, a nostro parere percorribili, equilibrate e distanti da meri interesse di parte.
Un’Organizzazione come la nostra, infatti, non patteggia per pubblico o privato, in quanto organizza e rappresenta gli operatori sanitari di entrambi i contesti e ritiene, nel moderno modello socio-economico del Paese, utili sia l’uno che l’altro.
Un’Organizzazione come la UIL, invece, fa tutto ciò che è nelle sue possibilità per contribuire alla crescita del territorio dove opera, guardando ai più deboli, rispettando le Istituzioni, facendo proposte nelle prerogative e considerando il ruolo di tutti, opponendosi, anche con forza, laddove gli interessi privati e di pochi mettano a repentaglio il benessere ed i diritti della collettività.

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