Dal comunicato stampa della Granarolo si evince chiaramente la disponibilità a realizzare in Molise l’intervento, se accolto e vissuto come un’opportunità, altrimenti sarà scelta un’ altra regione. Granarolo ha comunicato inoltre la volontà di avere tanto un incontro con la stampa molisana nei prossimi giorni, tanto di essere disponibile ad incontri pubblici direttamente con associazioni, amministratori e cittadini: il tutto entro il mese di novembre.
Il progetto occupa un chilometro quadrato dei quattromilaquattrocentotrentasei da cui è composto il territorio della regione Molise.
Ai cinquanta dipendenti tra impiegati, operai e veterinari, vanno aggiunti gli autotrasportatori perché non sono dipendenti della società Gran Manze ma che saranno, come i dipendenti diretti, molisani: come innanzitutto dal Molise verrà preso tutto ciò che serve alle manzette ed all’impianto, a partire dal fieno e dal mangime, dando un impulso straordinario a quella filiera coinvolgendo centinaia di agricoltori molisani.
Di questo abbiamo avuto la più ampia disponibilità sia lo scrivente, sia il presidente della giunta, sia l’assessore alle politiche agricole, sia l’assessore alle attività produttive, nell’incontro con Granarolo.
Ad ogni buon conto affinchè non potessero sorgere dubbi la Regione Molise ha espresso parere favorevole al progetto a condizione, tra le altre, che le forniture siano garantite innanzitutto dal territorio molisano con espresso riferimento intanto alle risorse umane, al fieno e al mangime. Scripta manent.
Se l’impianto viene realizzato in Molise, i molisani devono avere tutte le ricadute positive in termini di opportunità lavorative, economiche e di sviluppo.
Circa il paventato utilizzo di grandi quantità di antibiotici per evitare pandemie che finirebbero per filtrare dagli escrementi direttamente nel terreno con l’aumento pericoloso dei nitrati che verrebbero prodotti e depositati, è molto utile evidenziare che anche questo aspetto è oggetto di condizione necessaria espressa per iscritto nel parere della Regione:
deve essere garantito un sistema di canalizzazioni interne per evitare infiltrazioni nel terreno ed evitare ogni forma di potenziale inquinamento.
Voglio tuttavia specificare che gli allevamenti all’aperto, il c.d. semipascolo, come quello proposto da Granarolo, necessitano di un quantitativo di antibiotici di gran lunga inferiore a quello dato al bestiame nelle stalle al chiuso dove lì si che il rischio contagio è altissimo come l’uso di antibiotici, con bestiame che resta immobile e non si muove mai con tutte le patologie connesse.
Di conseguenza le manzette che verrebbero nel Molise per i primi venti mesi di vita, crescerebbero in modo sano, all’aperto, senza essere riempite di antibiotici come avviene in molti altri allevamenti, da cui deriva gran parte del latte che quotidianamente beviamo.
Per non parlare del benessere degli animali che possono muoversi e vivere all’aperto in linea con le ultime direttive della comunità europea.
Le deiezioni solide e liquide, con il sistema di canalizzazione prima indicato e richiesto come condizione necessaria dal parere della Regione, vengono raccolte, essiccate e compostate per diventare concime naturale che andrebbe a sostituire i tanti concimi chimici di cui anche la nostra agricoltura molisana fa uso abbondante, finendo nei nostri alimenti e nelle falde acquifere.
Anche la disponibilità di fornire concime – compost naturale a chilometro zero agli agricoltori molisani è richiesta dal parere della regione alla Granarolo. Concime da letame ancor più naturale.
Deiezioni che non finiscono in nessun impianto di biomasse o biogas ma semplicemente compostate.
Ho chiesto molte informazioni ai ministeri competenti prima di parlare di questa iniziativa, così come ho assunto informazioni di dettaglio sull’analogo, anche se più piccolo, impianto spagnolo, il Rancho Las Nieves, (rintracciabile facilmente su internet), presente su quel territorio dal 2002, prima con cinquemila capi e negli ultimi anni con novemila manzette. L’impatto è risultato sostenibile, ben accetto dalla popolazione della comunità da cui dista poco più di un chilometro e i controlli effettuati negli anni hanno consentito l’incremento del numero di capi.
Credo che l’intervento di Granarolo potrebbe fermarsi a novemila manzette che corrispondono ad un allevamento di circa tremila cinquecento capi adulti, a partire dalle deiezioni.
Ho letto con attenzione le obiezioni mosse da vari esponenti e le ho fatte tutte verificare da esperti che mi hanno ampiamente rassicurato.
Credo che una parola di definitiva chiarezza la debba fornire Granarolo decidendo se rispondere positivamente o meno alle richieste ed alle condizioni poste dal parere della Regione.
In definitiva ho cercato di offrire una possibilità di far giungere in Molise investimenti cospicui e privati nella nostra regione. Non sono richiesti soldi della regione a differenza dei tanti sistemi produttivi che vivono o sopravvivono grazie all’intervento continuo della Regione e quindi a carico di noi cittadini molisani.
La volontà di interloquire con importanti strutture produttive nazionali deriva dalla convinzione di dover dare forza e nuovo impulso alle filiere agroalimentari perché rappresentano il futuro possibile elemento di traino dell’economia italiana, puntando su qualità, biodiversità ed internazionalizzazione.
La libertà di interloquire con importanti strutture produttive nazionali deriva dal fatto di voler dare opportunità anche alla nostra regione e di non avere alcun interesse personale da tutelare. Oggi come ieri.
Se ci saranno queste condizioni e queste risposte bene, altrimenti continueremo con altre aziende che vogliano investire in Molise con altre tipologie di investimenti produttivi.
Ma non assisterò fermo al declino economico e produttivo della nostra regione e alla fuga da parte di tanti giovani ed alla disperazione di genitori rimasti senza lavoro e senza reddito.
Lo sento come dovere e accetto le sane critiche che sono il sale della democrazia.