Presentazione, oggi, sabato 9 dicembre 2023, alle ore 18, in anteprima nazionale nella sede della Pro Loco Real Sito di San Leucio, a Caserta, di “Brigantessa”, del coltello a serramanico per collezionisti, ispirato a Michelina Di Cesare, la brigantessa più conosciuta del Matese. Brigantessa. Cuore d’acciaio, sinuosità di corno, la forza simbolo della volontà. Così è questo coltello ideato e realizzato a Frosolone da Domenico Fraraccio con i figli Michele e Nicola, così era Michelina Di Cesare, brigantessa, a cui è ispirato e di cui Nadia Verdile ha raccontato la vita e le imprese in un libro edito da Pacini Fazzi editore.
Questo coltello a serramanico, racconta, nella sua ricostruzione filologica, di un tempo passato fatto di lotte per sopravvivere e di combattimenti per la libertà. Un’equipe coraggiosa, fatta di un padre e i suoi figli, ha voluto questo coltello, come coraggiosa era la coppia Francesco, detto Ciccio, Guerra e Michelina Di Cesare; un coltello che è un gioiello tagliente.
«Il modello – dichiara Domenico Fraraccio – si ispira alla storia di Michelina Di Cesare, la brigantessa che percorse, in lungo e in largo, i monti del Matese, la più presente nella storia e nell’immaginario collettivo di questa terra. Nella ricerca della tipologia del coltello utilizzato dai briganti del tempo ci siamo imbattuti in due differenti tipologie: c’era il coltello da offesa, di dimensioni molto abbondanti e con la lama lunga e acuminata; ed uno di più piccole dimensioni, utilizzato nel quotidiano».
Avevano armi le bande brigantesche, fucili, pistole, pugnali, stiletti, piccole roncole. Gli uomini erano armati con fucili a doppia canna, carabine a tamburo rotante, fucili militari borbonici, schioppi, revolver e pistole. Michelina anche, come dimostrano le poche foto che di lei ci sono pervenute, ma tutte le brigantesse avevano coltelli che sapevano perfettamente maneggiare. C’erano quelli per combattere all’arma bianca e c’erano le piccole roncole a serramanico che erano indispensabili per tagliare rami, escrescenze legnose. Leggeri e maneggevoli, comodamente tascabili, erano il secondo coltello di ogni brigantessa e di ogni brigante.
«La curiosità – aggiungono Michele e Nicola Fraraccio. che di Domenico sono i figli e con lui condividono passione, fatica e visione – si è concentrata su questa seconda tipologia di coltello. Non abbiamo rinvenuto materiale fotografico del tempo (la stessa Michelina è immortalata in più foto con armi da fuoco), ma siamo riusciti ad avere e ad ammirare alcuni esemplari del tempo, utilizzati anche dai pastori che vivevano sui monti del Matese. Tutti sono accomunati da alcune caratteristiche: la lunghezza non superiore ai 20 cm, la forma della lama, con ampia pancia verso la punta, e con larghezza di circa 2 cm nella parte centrale, il manico in corno di mucca. Proprio sulla forma del manico (realizzato in corno vaccino, all’epoca materiale povero, di uso comune, legato all’attività di allevamento, materiale con cui venivano realizzati strumenti ed utensili per la campagna) abbiamo concentrato l’attenzione notando come i coltelli in nostro possesso fossero caratterizzati dalla curvatura del codolo (la parte finale del manico), molto più accentuata dei modelli di Frosolone».
Produttori di coltelli da cinque generazioni, la loro storia è strettamente legata a quella di Frosolone dove, a partire dalla seconda metà del settecento, fiorì la produzione di lame. Una storia di resilienza, tutta molisana, che vede i Fraraccio combattere con la sapienza dell’artigianato il grande mondo delle produzioni industriali, Annunziatina Gallo, tessitrice, custode di un’antica tradizione di orditura e tessitura chiamata “serpitjel” che ha realizzato, uno ad uno, i foderini che custodiscono Brigantessa, un coltello simbolo di una terra che non si arrende, di persone e luoghi dimenticati che sono stati protagonisti della storia dopo l’Unità d’Italia. La presentazione dell’evento casertano è a cura di Donato Tartaglione, ideatore del format “Bevendo si legge meglio”; i saluti di Domenico Villano, presidente della Pro Loco Real Sito di San Leucio e di Ciro Faraldo, presidente del Lions Club Caserta Vanvitelli. Musiche e canti di Pina Valentino e Rossella Scialla con i vini di Aemme Pagliaro.
Nadia Verdile
Nadia Verdile vive a Caserta, le sue radici sono molisane. Scrittrice e giornalista, collabora con il quotidiano «Il Mattino». Ha diciassette libri all’attivo e ha curato sette volumi didattici; suoi saggi sono pubblicati in riviste nazionali ed internazionali. Relatrice in convegni e seminari di studio, come storica, da anni, dedica le sue ricerche alla riscrittura della Storia delle Donne collaborando con la Fondazione Valerio per la Storia delle Donne, la Colorado State University per il progetto Female Biography Project, la Società per l’Enciclopedia delle donne. È direttrice della Collana editoriale “Italiane” di Pacini Fazzi Editore. Sue voci nell’Enciclopedia Treccani. Ottimista di natura, è intollerante verso stereotipi e pregiudizi.