Da molti anni la Uil Scuola ha denunciato l’anomalia di contratti a termine reiterati in presenza di posti disponibili, sia di insegnamento che di personale Ata e ha promosso contenziosi giurisdizionali, in molte province con esiti positivi.Il Governo ora faccia l’unica cosa necessaria: immissione in ruolo su tutti i posti disponibili compresi coloro che li occupano, pur non essendo nelle graduatorie permanenti.La sentenza dell’UE conferma la miopia di una gestione del personale chiusa nelle stanze dei ministeri, tutta attenta al risparmio, anziché al rispetto dei diritti dei lavoratori e alla priorità della continuità didattica e dei servizi. La questione precariato rimane esplosiva, il governo recuperi il valore del confronto con il sindacato. Come Uil Scuola stiamo predisponendo con gli uffici legali una ulteriore iniziativa per la tutela di coloro che si trovano nelle condizioni richiamate dalla sentenza. Quindi la Corte di Giustizia europea si è espressa nuovamente in favore della stabilizzazione per almeno 250mila precari accogliendo, di fatto, centinaia di ricorsi presentati, soprattutto dalla UIL Scuola, dal 2005 ad oggi, dichiarando illegittime le norme italiane sulle supplenze. Possibili anche risarcimenti fino a due miliardi di euro.Si tratta della terza sentenza emessa dalla Corte che riconosce i diritti degli insegnanti precari (e non solo) laddove precisa che la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione.
La Corte ha infatti condannato l’Italia per la violazione della Direttiva 1999/70/CE e giudicato illegittima la reiterazione, da parte della Pubblica amministrazione, dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Secondo la Corte «l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato non ammette una normativa che, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali dirette all’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito a causa di un siffatto rinnovo». La stessa Corte ha precisato come la normativa italiana «non prevede criteri obiettivi e trasparenti al fine di verificare se il rinnovo risponda ad un’esigenza reale, sia idoneo a conseguire l’obiettivo perseguito e sia necessario a tal fine». Inoltre, «non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a siffatti contratti». Sotto tiro è il sistema delle supplenze che provvede alla copertura dei posti effettivamente vacanti e disponibili entro il 31 dicembre mediante supplenze annuali «in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali».
La Corte sottolinea tra l’altro che, sebbene il settore dell’insegnamento testimoni un’esigenza particolare di flessibilità, lo Stato italiano «non può esimersi dall’osservanza dell’obbligo di prevedere una misura adeguata per sanzionare debitamente il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato». Il numero degli insegnanti precari che sono stati in cattedra più di tre anni è tra le 250 e le 300 mila persone. Se si rivolgeranno a un tribunale del lavoro italiano, con questa sentenza europea che fa giurisprudenza, la strada della loro assunzione diventerà certa, mentre chi nel frattempo ha già trovato un impiego al di fuori della scuola potrà chiedere un risarcimento. La sentenza, che interessa anche il personale amministrativo (Ata) della scuola italiana, prevede un risarcimento anche per gli scatti d’anzianità fin qui non riconosciuti dal 2002 al 2010. Un grazie particolare va agli Avvocati Luca Marcari, Nicola Criscuoli e Domenico de Angelis del Foro di Campobasso, che dal 2010 hanno curato e curano per conto della UIL Scuola Molise i ricorsi di diversi precari e che hanno constatato come la sentenza in questione possa essere applicata a tutto il pubblico impiego, sottolineando che chi abbia un’anzianità di lavoro superiore ai tre anni non potrà più avere contratti a tempo determinato (anche non continuativi).
Noi e i tre legali –che a breve discuteranno sempre per conto della UIL Scuola Molise diversi ricorsi presso il Tribunale di Isernia e la Corte di Appello di Campobasso– auspichiamo che l’interpretazione della Corte europea possa essere vincolante per tutti i giudici e che, quindi, la sentenza in oggetto possa essere presa nella giusta considerazione dagli Organi giudicanti di primo e di appello interessati dalla questione.
Dopo tanti anni di sacrifici utili anche per mantenere una buona scuola giorno per giorno, i precari italiani possono trovare finalmente giustizia.