Riceviamo e pubblichiamo
Qualche giorno fa è morto un operaio di 54 anni, Massimo Lombardo, con mansioni di riparatore, a seguito di un malore, mentre svolgeva il turno di notte presso lo stabilimento FIAT di Termoli. Questo lavoratore era gravemente sofferente di cuore e, per tale motivo, aveva chiesto e ottenuto l’esenzione dal lavoro notturno. Non si sa, quindi, per quale motivo si trovasse là in quel momento.
Esprimiamo, innanzi tutto, il nostro cordoglio. Questo tragico episodio, che si aggiunge, purtroppo, alla lunga sequenza, anche nella nostra regione, delle morti sul lavoro, si presta altresì ad alcune considerazioni di carattere generale. Nelle fabbriche, l’orario contrattuale non si sposta dalle 38 ore settimanali. Simili livelli di prestazione lavorativa sono incompatibili sia con i processi di avanzata automazione che riguardano alcuni segmenti produttivi, se si vuol far fronte alla necessità sociale di mantenere (per lo meno) i livelli occupazionali, sia, nei settori che permangono ad organizzazione tayloristica (catena di montaggio) e in quelli che richiedono consolidate professionalità di tipo artigianale (manutentori, riparatori, etc.), con gli elevati livelli di stress psicofisico richiesti. Secondo il Partito della Rifondazione Comunista è, quindi, maturo il tempo di un intervento legislativo che riduca drasticamente l’orario di lavoro.
A ciò va aggiunto che nelle aziende, in Italia come in Molise, l’orario di fatto, imposto unilateralmente dalle gerarchie aziendali, eccede, spesso e di gran lunga, il già spropositato orario contrattuale. Ciò è dovuto all’espandersi del senso comune neoliberista, che ha contribuito a smobilitare la combattività operaia, e soprattutto al clima di paura, creato nei lavoratori (soprattutto i più giovani) dalla più recente legislazione in materia di lavoro, promossa dai governi, in particolare dal governo Renzi. Il jobs act, smantellando l’art. 18 dello statuto dei lavoratori (che prevedeva il reintegro nel suo posto del lavoratore immotivatamente e/o ingiustificatamente licenziato) ha ripristinato di fatto il vecchio licenziamento ad nutum di sapore ottocentesco: il padrone ti può cacciare con un cenno, senza più nessuna giustificazione. La Costituzione è stata cacciata dai luoghi di lavoro. Il governo, inoltre ha emanato misure di incentivazione fiscale sul lavoro straordinario, che dando al lavoratore l’illusione di un maggiore guadagno, lo inducono a turni di lavoro massacranti. Il clima di ricatto instaurato nelle aziende fa sì che tanti lavoratori si pieghino al lavoro straordinario imposto unilateralmente dalle gerarchie aziendali. Il PCR, mentre ribadisce il proprio impegno ad abrogare le parti più odiose del jobs act nel prossimo referendum, si esprime perché lo straordinario, anziché incentivato, sia disincentivato.
Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise si appella alle rappresentanze sindacali delle aziende della regione perché vigilino sui temi della prestazione di lavoro e garantisce il proprio impegno sul terreno della difesa della dignità, del salario e della salute dei lavoratori.
Silvio Arcolesse
Segretario regionale PRC