Non autosufficienza, immigrazione, politiche per la famiglia e per i giovani, inclusione sociale, assistenza agli anziani e altro ancora, purtroppo nel corso degli ultimi anni il settore delle Politiche Sociali ha affrontato una serie di criticità dovute al mutamento del contesto sociale, di fronte al quale l’attuale Governo regionale ha assunto una programmazione non sempre adeguata al contesto regionale.
Come altrimenti spiegare la decisione di accorpare il Servizio delle Politiche Sociali alla Direzione Generale della Salute, tenendo conto del ruolo fondamentale che un servizio così delicato è stato in grado di costruirsi nel corso degli anni, come primo presidio di riferimento per tutti i soggetti svantaggiati, garantendo interventi immediati nei servizi essenziali alla persona.
Come potrà il nuovo servizio istituito gestire da un lato politiche attinenti alla sfera sanitaria e dall’altro tematiche importanti come l’attenzione alle esigenze della famiglia e delle fasce più deboli, la promozione delle politiche giovanili, l’immigrazione, il contrasto alla povertà? Come potrà essere conciliata questa nuova gestione operativa?
È necessaria una maggiore attenzione verso la problematica del sociale e nei confronti di tutti coloro che in questo settore vanno ad operare con impegno e grande volontà, come le associazioni di volontariato, le cooperative, gli operatori.
Un’attenzione, invero, venuta meno già nello specifico caso del Fondo per la non autosufficienza, che dovrebbe garantire a circa quattrocento cittadini molisani un sussidio di 400 euro al mese per le spese di prima necessità, una cifra fondamentale per tanti nuclei familiari; la Regione non è riuscita a concludere in tempo tutte le procedure, da completare entro il 31 maggio 2016, mettendo così a rischio il sostentamento economico di tante famiglie, in un periodo storico già particolarmente complicato.
Come se non bastasse tutto questo, esaminando la scheda degli interventi previsti all’interno del tanto decantato Patto per il Molise, la Regione non ha previsto nessuno stanziamento di fondi destinare al welfare molisano, quasi ad ignorare la situazione di difficoltà della popolazione molisana, ben disegnata dall’ultimo rapporto Istat che conferma, purtroppo, l’aumento sempre più costante delle diseguaglianze e del rischio povertà, a cui sono soggette quattro famiglie molisane su dieci, fenomeni negativi determinati non unicamente dalla crisi ma anche da un sistema di protezione sociale che si sta rilevando inadeguato.
Sicuramente un’occasione persa, e che invece ha colto appieno la Regione Basilicata che ha destinato 268 milioni di euro per l’asse delle politiche sociali e del welfare, con interventi quali la valorizzazione del terzo settore, la riduzione delle disparità nelle condizioni sanitarie e nell’accesso ai servizi sociali e, soprattutto, il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale con lo strumento della cittadinanza solidale, assimilabile a quel reddito di cittadinanza istituito nella nostra regione con la legge finanziaria del 2012 dal Governo di centrodestra.
Perché la Regione Molise non ha inteso seguire un percorso simile a questo?
Perché si è deciso di non includere nel Patto per il Molise il settore delle politiche sociali?
Non lo si ritiene un aspetto prioritario per il rilancio regionale?
Un modo di agire che ovviamente non condividiamo, che non permetterà di garantire servizi essenziali ai cittadini molisani, in primis con contributi economici che aiutino i nuclei familiari ad arrivare al fine del mese, venendo meno al quel principio che dovrebbe essere proprio delle Istituzioni pubbliche, ossia preservare e promuovere il benessere sociale di ogni cittadino.
Angela Fusco Perrella
Michele Iorio
Giuseppe Sabusco
Nicola Cavaliere
Politiche sociali, l’attuale governo regionale ha assunto una programmazione non sempre adeguata
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