Era ora. Quanto accaduto il 4 marzo scorso in Italia certifica quello che chi scrive da anni sosteneva. La politica ha senso quando è in contatto con la società e con la gente, con i mutamenti della società e dell’economia. Quando perde il contatto, si isola in un mondo astratto, come è successo in Italia dopo la caduta del muro di Berlino, la politica è destinata ad essere spazzata via dal vento, possente, della storia. Questo è quello che, in sintesi, è accaduto con le ultime elezioni politiche svoltesi in Italia. Hanno vinto coloro che in mezzo alla gente ci vivono, sono loro espressione. Così è dalla sua fondazione (un colpo di genio tutto italiano, una fortuna incredibile per questo martoriato paese) per il Movimento Cinque Stelle, così viene percepita e vissuta la Lega dell’abile e intelligente Salvini. Sono loro il futuro di questa nazione, senza se e senza ma. E poco contano i misurini delle maggioranze, le alchimie dei seggi, l’onanismo delle soluzioni parlamentari. Cinque Stelle e Lega sono movimenti del popolo, e il popolo vuole che governino al più presto per risolvere i problemi quotidiani e gravi del popolo stesso. Lavoro, sanità, giustizia, tasse: gli italiani vogliono che gente perbene, pulita, che dialoga con la gente risolva i problemi gravissimi che l’Italia ha.
I professionisti della politica, i gestori del consenso, quelli che andavano nel Palazzo solo ede esclusivamente per proprio tornaconto, per fare una vita agiata pagata dai contribuenti sono stati bocciati e spazzati via. Gente mediocre, come il kamikaze di Rignano Matteo Renzi, senza una visione che ha solo pensato (e soprattutto sperato) che il mondo degli ultimi 50 anni rimanesse sempre lo stesso. E invece no. Viviamo tempi rivoluzionari, non certo per merito nostro. E’una rivoluzione profonda e profondamente meritocratica. Affonda le sue radici nel progresso tecnologico e nell’incredibile aumento di potenza di calcolo dei computer. Per gestire questo cambiamento tumultuoso, potenzialmente disordinato, i Padoan che non hanno mai comprato un litro di latte al supermercato sono inutili, anzi dannosi. Ci vuole altro. Dopo il 4 marzo cambierà tutto, perchè tutto sta cambiando. La gente lo ha capito e ha votato, come sempre succede in tempi di crisi e di cambiamento, con i piedi e con lo stomaco. Anche in una landa sperduta e dimenticata come quella molisana. Il risultato qui è ancora più clamoroso, perchè spazza via d’un colpo gerarchie cristallizzate in decenni, assetti di potere che sembravano resistenti a qualsiasi tempesta o sommovimento.
Non solo il centro sinistra, devastato da un governo della Regione totalmente insufficiente, a tratti urticante, fastidioso, perfino irritante. Ma il 4 marzo ha spazzato via anche i ras del centro destra, veri Moloch del potere democristiano come l’immarcescibile Michele Iorio, uno che ha dilapidato in 12 di gestione del potere un immenso tesoro di risorse che al Molise fu all’epoca assegnato. Michele Iorio ma anche la famiglia Patriciello, un altro baluardo del potere locale. Nonostante fosse dato come uno dei collegi più certi per il centro destra Mario Pietracupa, cognato di Aldo Patriciello, non ce l’ha fatta. Hanno vinto i 5 stelle, che presentavano nomi sconosciuti ai più. E hanno vinto perchè la gestione del potere di questa classe politica è stata talmente scarsa, talmente insufficiente che la gente molisana, in un sussulto d’orgoglio forse imprevedibile, ha fatto giustizia da sé. Ora si dovrà votare per il rinnovo del consiglio regionale, grazie ad una scelta surreale e costosa di Frattura.
E si voterà con una legge elettorale, sempre voluta da Frattura puramente maggioritaria. Alla Camera i 5 stelle hanno preso il 44%, il centro destra il 30% e il Pd circa il 18%. La Regione Molise, inefficiente e costosa, va rimessa in piedi da cima a fondo. E non ci sono incarichi e consulenze a sindaci e amici dei sindaci che possono fermare questa grande, intensa, provvidenziale onda di cambiamento.
Pietro Colagiovanni