Sull’argomento che andiamo a trattare si potrà arrivare alla conclusione che il gap di maldicenza, solo camuffato dalla satira o dall’ironia, nei confronti della nostra regione non è colmato, oppure che un poco lo abbiamo anche meritato. Non mi sento particolarmente stimolato a ricordare il tormentone sull’esistenza della regione Molise, ma sono gli accadimenti e soprattutto i comportamenti della politica nazionale, ma anche regionale, che spesso fanno sorgere anche in noi residenti quello che potrebbe essere definito ‘il ragionevole dubbio’, sul tema che andremo a trattare. Ultimo solo in ordine di tempo il ‘caso- tartufo’. Pare che la politica nazionale sia orientata a legiferare azioni a difesa del prezioso tubero, ma non per tutti; la scelta sarebbe di tutelare solamente le specie umbre e piemontesi.
A sollevare la questione l’on. Annaelsa Tartaglione, vice capogruppo di Forza Italia a Montecitorio.
“Il tartufo è una grande eccellenza del Molise, fortemente legata al territorio e ormai sempre più conosciuta e apprezzata in Italia e nel mondo- ha dichiarato. Credo quindi sia al di fuori dalla realtà e da ogni logica la scelta di tutelare solamente le specie umbre e piemontesi. Un errore gravissimo e a cui va posto immediatamente rimedio”. Poi una importante precisazione: “Sono stati proprio i piccoli territori come il Molise, negli ultimi decenni, a compiere in realtà gli sforzi maggiori per la crescita del settore, non solo commerciale ma anche culturale e in materia di promozione, ricerca e innovazione”.
La ‘manovra’ politica che ha scatenato le giuste proteste della Tartaglione, riguarda il testo del nuovo ddl sul tartufo, attualmente in discussione in Commissione Agricoltura al Senato. La parlamentare ‘azzurra’ ha anche promesso il suo impegno a Montecitorio affinché il miniisto competente sul tema intervenga per fermare questa palese ingiustizia. Le va dato atto di avere agito con precisione e tempismo. In replica all’intervento della deputata il suo collega, ma del Movimento Cinque Stelle, Antonio Federico, che ha negato questa ‘conventio ad excludendum’ contro il Molise, precisando che il problema è di diversa natura e che l’assenza nel testo del tartufo molisano “non vuol dire che sono sottoposti a tutela i soli tartufi del Piemonte o dell’Umbria, perché la tipologia del tuber magnatum, ad esempio, è presente anche in Molise. Per superare questa ambiguità – continua Federico – infatti, basterebbe avere un marchio identificativo del tartufo molisano”. Il deputato rimanda la palla alla politica regionale, che ora è chiamata ad intervenire per sanare la ‘mancanza’. Non entriamo nella disputa, ma utilizziamo la fattispecie per trattare l’argomento da un angolo visuale differente.
L’argomento è utile per ricordare un po’ a tutti fuori dal Molise, come la nostra regione sia stata per lungo tempo oggetto di continue ‘puntatine’, con abbondante raccolta del prezioso tubero da parte di ‘cercatori’ provenienti da altre regioni, che passavano, prendevano il tartufo e facevano rapido ritorno nelle città di appartenenza, quindi senza neanche lasciarci introiti o beneficio a valere sul turismo. Per alcuni anni l’usanza sarebbe stata in particolar modo mesa in pratica dai bolognesi, prima che la sopita classe politica molisana intervenisse a regolamentare la materia in regione. Il fatto già di suo testimonia che il tartufo molisano è d’eccellenza. I locali, che fino ad allora si erano limitati a piccole raccolte, a volte anche difficoltose, dopo aver assistito quasi inermi a questo piccolo ‘saccheggio’, hanno iniziato ad un certo punto ad alzare la voce. Adesso il tartufo è raccolto per essere usato in cucina e sono sorte le prime aziende molisane specializzate nella produzione ad uso gastronomico del tartufo stesso; parallelamente si sono sviluppati percorsi turistici nelle zone di maggiore e migliore produzione.
Proprio mentre in regione s’inizia a creare sviluppo anche attraverso la valorizzazione del tartufo ecco arrivare la ‘mazzata’, che sia dovuta ad una generale sottovalutazione nazionale nei nostri confronti o ad un ‘errore’ dei politici regionali si vedrà con il tempo; di certo si sarebbe potuta avere una interlocuzione preventiva con i ‘nostri’ per non generare l’iniqua decisione di escluderci dal progetto di qualità. Atteso che il Molise, piaccia o non piaccia, geograficamente (e, forse anche politicamente) ancora esiste, che se ne tutelino le eccellenze, tartufo in testa.
Speriamo di non tornare sull’argomento per considerare come l’auspicio sia diventato illusione.
Stefano Manocchio