L’attività politica regionale, si sa, vive di improvvise accelerate in prossimità delle tornate elettorali; gli uffici recuperano efficienza, le riunioni fiume si moltiplicano e tutti lavorano giorno e notte con il solo scopo di licenziare tutti i provvedimenti inevasi. I tempi di lavoro, anche quelli statuiti in forma scritta, si accorciano; tutto quello detto in precedenza alla collettività non vale più, come azzerato da norme non scritte, se non nella mente di politici, dirigenti e funzionari utili alla bisogna. E’ il vizio italico dell’improvvisazione, quello che porta tutti ad adattarsi alla situazione, cambiando e dimenticando regole comportamentali ed anche normative. Questa lunga premessa per dare una spiegazione alla corsa al finanziamento, alla gara d’appalto, al contributo, alla consulenza e, soprattutto, all’inaugurazione di strutture sul territorio che sta caratterizzando il Molise da alcune settimane. Nell’ultimo periodo sono stati avviati ambulatori sanitari ovunque (Iorio e i suoi dicono che è retaggio del loro lavoro, evidentemente non terminato in tempi utili per le elezioni precedenti) e si sentono promesse prima rinnegate o peggio ancora bocciate. Il gossip da strada narra addirittura di una riunione politica, all’interno della quale sarebbe stato detto a dei medici che adesso i reparti ospedalieri chiusi saranno riaperti: sembra una favola o la scena di una rappresentazione della commedia dell’arte e la speranza è che non sia vera, per non scatenare reazioni tra il divertito e l’irritato, con una certa propensione verso la seconda ipotesi. Dal cilindro magico della maggioranza stanno uscendo fuori i soldi che per anni si è detto che non c’erano e tutti arrivano in zona Cesarini, con esborsi anche milionari dispensati come fossero noccioline. Evito il paragone con ‘L’anno che verrà’, memorabile canzone del grande Lucio Dalla, ma il clima in Molise è quello surreale di quelle note ed i testi in un certo senso ne rievocano il ricordo. Aldilà della facilità del sorriso e della stretta di mano e della spasmodica ricerca, da parte degli amministratori pubblici, di parentele con chiunque, secondo un archivio impossibile anche alla migliore società di araldica, quello che francamente desta scalpore è la gentilezza con cui si aprono le porte degli uffici regionali, anche dove prima era difficile anche solo incrociare lo sguardo del funzionario di turno. E’ un Molise differente, la fotocopia del Bengodi o del Paese dei balocchi e tale rimarrà presumibilmente fino alla fine di aprile. Ma temo che i nostri corregionali abbiano da tempo rinunciato a credere alle favole, comprese queste di durata temporale limitata.
Stefano Manocchio