“Prima che da sindacalista, da cittadina di questa Regione ho voluto ascoltare direttamente dalla voce del Commissario ad-acta quello che sarà il futuro della sanità molisana nella seduta del Consiglio Regionale di martedì.” Così Tecla Boccardo, leader della UIL Molise Alla luce degli eventi e consapevole perfettamente della realtà, una decisa sforbiciata era prevedibile (e per certi aspetti anche necessaria) per quanto si mostrerà infelice nelle risultanze. Tanto detto, secondo la UIL, in Consiglio è stato esposto un piano sanitario relativamente al servizio pubblico, ma nulla si è detto sulla sanità privata e sul rapporto con essa, dunque a quanto se ne può dedurre poco sarebbe cambiato per ciò che riguarda accordi tra pubblico e privato nella sanità molisana.
Entrando nel merito di quanto ascoltato, come prima impressione pare che la medicina sul territorio venga svuotata, poiché i distretti sanitari passeranno dagli attuali 7 a 3 e ricadranno li dove ci sono già gli Ospedali, ossia a Termoli, Campobasso ed Isernia.
Dunque, la medicina territoriale insisterà lì dove esistono già i nosocomi, allontanandosi dai territori meno avvantaggiati e più interni, ossia dove ci sono anziani e cittadini già potenzialmente discriminati nell’utilizzo dei servizi. La deospedalizzazione dovrebbe servire per ridurre costi non più sostenibili in termini strutturali, per poi riutilizzare parte del risparmio in nuovi servizi. Ma la domanda allora che sorge spontanea è questa: se non viene rinforzata la sanità territoriale, lasciando presidi dove già sussistono realtà ospedaliere, come si potrà offrire un servizio degno nei territori periferici?
Sempre sulla base di quanto dichiarato dal Commissario, sembra di assistere ad una serie di tagli orizzontali, piuttosto che ad un piano strategico di riorganizzazione. Una sforbiciata generalizzata che poco tiene conto di alcune esigenze strutturali e di una distribuzione di altre risorse, che mai vengono considerate nella giusta maniera.
Ad esempio, quelle della delibera CIPE, per ciò che riguarda i cosiddetti “progetti obiettivo” e che ammontano a circa 13 milioni di euro, a cui vanno sommati i residui degli anni precedenti: non si stanno ancora utilizzando nonostante entro il 2017 devono essere rendicontati, pena la perdita degli stessi. Altre Regioni, in questa direzione, si sono attivate avviando attività di tutela della salute nei luoghi di lavoro, sicurezza nelle strutture sanitarie, potenziamento delle articolazioni territoriali, educazione per la prevenzione, potenziamento della medicina territoriale, compensando i tagli derivati dai Piani di rientro.
E ancora altre economie aggiuntive potrebbero provenire dagli obiettivi di servizio della programmazione, mai considerati proprio per l’assenza di piani sanitari.
Nello specifico, si tratta di obiettivi che riguardano principalmente i servizi rivolti agli anziani, come il trasporto assistito, il potenziamento delle apparecchiature da usare nei domicili privati, nonché l’assistenza sul territorio. Anche su questo tema parliamo di risorse che superano i 10 milioni di euro. Lavorando con attenzione sul tema specifico delle economie aggiuntive, si creerebbe un modello che, da un lato produce riduzione della spesa sanitaria, grazie alla diminuzione dei ricoveri ospedalieri evitabili e in generale al ricorso ai servizi sanitari, dall’altro il miglioramento della qualità della vita degli anziani (attività questa che pare essere catalogata tra gli sprechi e non tra le priorità, nonostante la percentuale di over 65 che il Molise esprime!).
Altro grave errore che la Regione Molise porta con sé, da sempre, è la mancanza di progettualità e attività che attrarrebbero in Molise fondi europei da investire a favore del comparto salute e sociale. Non si ha notizia, infatti, di azioni che abbiano visto arrivare in Regione tali fondi da destinare a questo settore, nonostante ve ne siano e parecchi. Basti vedere come in altre Regioni, grazie a risorse della Unione Europea, siano stati avviati progetti che non solo hanno migliorato la condizione di vita di anziani e persone svantaggiate, ma hanno anche generato, ovviamente, nuova occupazione.
Passando poi alla questione legata al personale dipendente, manifestiamo come Sindacato grandi dubbi sulla trasformazione sui contratti da tempo determinato a stabili in quanto, in virtù di questi tagli a parecchi servizi ed alla razionalizzazione dei servizi offerti negli ospedali di Larino e Venafro, non riscontriamo occupabilità per nuovo personale, anzi siamo preoccupati anche per i dipendenti attuali.
E poi, se davvero si dovesse ragionare di “immissioni in ruolo” a tempo indeterminato, ad oggi ancora non vengono avviate le procedure concorsuali necessarie, che notoriamente sono lunghe e farraginose, ma che dovrebbero essere concluse entro il mese di luglio per rientrare nei tempi dettati dalle normative.
Dunque, conclude Boccardo, da parte della UIL esistono forti interrogativi che auspichiamo saranno chiariti dal Commissario sul rapporto con i privati, sul personale, sui servizi territoriali e sulle risorse aggiuntive.
Siamo ben consapevoli che ci troviamo dinanzi ad un accordo ormai siglato (e inderogabile) tra Regione e Ministeri competenti e che i margini di azione sono relativamente esigui. Ciò non toglie, però, di poter “lavorare all’interno dello steccato”, rendendolo al massimo funzionale alle esigenze dei cittadini che, innegabilmente, vanno incontro ad una riduzione dei servizi a cui fin ora erano abituati e sui quali legittimamente ritenevano di poter contare anche per il futuro. Siamo d’accordo per un sistema integrato, che riduca i costi di gestione, ma con la richiesta parallela che si limitino il più possibile i tanti sprechi che la nostra sanità purtroppo “vanta” in termini di spese di gestione, consulenze, acquisti impropri, orientando quante più risorse possibili più possibile alla medicina territoriale. Riteniamo che si debba riorganizzare strutturalmente il servizio sanitario rispettando il più fedelmente possibile le esigenze della popolazione, lasciando per qualche minuto spenta la calcolatrice e magari lavorando un po’ di più a nuovi canali di finanziamento.
Questo per noi è un percorso possibile e da perseguire con determinazione. Come sempre, la UIL è pronta a offrire il proprio contributo a patto che questi “punti cardine” siano alla base di ogni ragionamento e di qualsiasi impostazione futura.
Ci aspettiamo però un confronto nel merito diretto con le Organizzazioni sindacali che organizzano i lavoratori del settore e che nel contempo sanno ben rappresentare le istanze dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini tutti di questo nostro Molise”.
Piano Sanitario, Boccardo (UIL): tagli orizzontali piuttosto che un piano strategico di riorganizzazione
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