Scuole Nuove, Scuole Sicure e Scuole Belle, sono questi i tre principali filoni, che costituiscono il piano di edilizia scolastica del Governo Renzi. 20.845 edifici scolastici coinvolti su tutto il territorio nazionale, per investimenti pari ad oltre un miliardo di euro. Detta così sembrerebbe un’ottima notizia, ed in parte lo è davvero. Si tratta, infatti, di un piano necessario che giunge a pochi mesi dall’insediamento dell’attuale governo e che stanzia una somma ragguardevole. Peccato però che l’ entusiasmo venga presto smorzato nel momento in cui si vanno ad analizzare i dati contenuti nel dettaglio. Se da una parte, è da apprezzare la velocità con la quale si è dato avvio al provvedimento e l’attenzione prestata ad un argomento così importante, dall’altra, non possiamo fare a meno di evidenziare le criticità che ne indeboliscono l’efficacia.
Le perplessità nascono, intanto, per quanto riguarda la sezione “scuola sicura” nella quale, privilegiando la rapidità, si è trascurato, purtroppo, quello che doveva essere considerato uno tra gli aspetti fondamentali. Non tutte le regioni hanno, infatti, un’anagrafe scolastica ben definita e questo, inevitabilmente, impedisce di mettere a punto interventi più puntuali.
Il rischio è che la partita venga vinta soltanto da quei sindaci più scaltri e veloci, che già in precedenza avevano ottenuto per i loro territori altri fondi. Il tutto a discapito delle altre comunità. Altra cosa, di cui non si è tenuto conto, e c’è da stupirsene, è la normativa che ha regolato il dimensionamento scolastico come se questo camminasse in distonia con il quadro strutturale.
Occorre tener conto, infatti, che, se da una parte il dimensionamento determina nuovi equilibri tra le dirigenze scolastiche, nel tempo, porterá ad una integrazione solidale tra i Comuni. Ció vuol dire che potrebbero essere finanziati anche Comuni nei quali, a breve, le scuole verranno soppresse. Infine, se è vero che l’intervento del governo sposta, di fatto, i fondi derivanti dagli FSC 2012 non utilizzati, è anche vero che questi finanziamenti erano destinati ad altro, perlopiù alla viabilità strategica nazionale. Va da sé che su quelle risorse i territori avevano fondato delle aspettative e questo comporterà, senza dubbio, conseguenze pesanti sul quadro 2014 – 2020.
Anche per il filone “Scuola bella”, poi, sono stati previsti piccoli finanziamenti, parliamo di 6 – 7 – 10 mila euro per ciascun intervento, che provengono dai fondi europei. Aldilà dell’effettiva efficacia di tali interventi, non sappiamo se le risorse utilizzate saranno sottoposte ai normali controlli previsti(monitoraggi etc.). Se così fosse, i costi sarebbero superiori agli stessi importi stanziati.
Detto questo, non possiamo essere certi che l’idea messa in pratica dal governo, di scavalcare Regioni e Province, sia del tutto sbagliata ma crediamo debba essere, quanto meno, supportata da un passaggio graduale. Questo perché sono proprio gli enti locali che, più di tutti, hanno il polso della situazione rispetto al quadro complessivo dell’edilizia scolastica. Ecco allora che la sostituzione delle istituzioni locali con l’azione del governo centrale lascia spazio a non poche perplessità.
In quest’ottica, il rischio è che l’approssimazione e la superficialità dimostrata dalla struttura ministeriale, venga ribaltata anche su altri settori. Ci auguriamo quindi, per il futuro, che pur conservando le buone intenzioni e la velocità di azione messa in campo, il governo Renzi superi il limite di questa “operazione maquillage” e alzi il livello qualitativo dei suoi interventi.
Piano di Edilizia scolastica di Renzi.Nagni: alcune criticità ne indeboliscono l’efficacia
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