Secca risposta dell’Assessore Regionale al Lavoro Michele Petraroia, ai sindacalisti di CGIL e Uil che lo avevano incalzato ieri nel corso di una conferenza stampa sulle varie vertenze aperte e non risolte. Generazioni di sindacalisti di CGIL-CISL-UIL formati e forgiati dalle esperienze di Mario Piscitelli, Nicola D’Angelo, Peppino Lavalle, Antonio Montefalcone ed Elio Marcaccio, toccavano con mano l’asprezza della trattazione delle vertenze presso le sedi regionali e provinciali del Ministero del Lavoro in cui dirigenti della tempra di Enrico Amoroso o Michele Maurizio provavano a mediare tra i problemi delle imprese ed i diritti dei lavoratori.
Vertenze interminabili che si aggiornavano di settimana in settimana con stuoli di avvocati, commercialisti, delegati aziendali e sindacalisti che si impegnavano a cercare una soluzione possibile a contenziosi impossibili. In nessun caso, alcun rappresentante delle imprese o dei sindacati, contestavano il dirigente del Ministero del Lavoro a cui spettava dirimere la controversia e tentare la conciliazione con la stipula di un verbale d’accordo. Mai nessun sindacalista o imprenditore offendeva il tavolo negoziale, né lo banalizzava ritenendolo inutile ridicolizzando con battute sarcastiche il funzionario ministeriale chiamato a mediare tra gli opposti interessi delle parti. Il passaggio delle competenze in materia di trattazione delle vertenze dal Ministero del Lavoro alla Regione Molise ha mutato lo scenario. Non c’è più un dirigente ministeriale a presiedere il tavolo negoziale ma un Assessore al Lavoro che è espressione di una parte politica e come tale è oggetto di giuste rimostranze avanzate da chi lo avversa per le motivazioni più disparate. La precedente Giunta Regionale per evitare problemi non aveva previsto la figura dell’Assessore al Lavoro mantenendo tale delega nelle mani del Governatore. Nell’attuale Giunta, il tentativo intrapreso di esercitare le funzioni di arbitrato nella gestione delle vertenze, ha indotto diversi esponenti delle forze sociali a criticare l’eccessiva convocazione di tavoli di riunioni ritenendole inutili, pleonastiche e infruttuose, come a dire che si pretendeva dall’arbitro la soluzione della vertenza e non l’espletamento del tentativo di conciliazione. Alcuni esponenti sindacali si sono ripetutamente espressi con affermazioni triviali contro il ruolo dell’Assessorato al Lavoro, hanno alzato i toni e concentrato la trattazione delle loro vertenze in altre sedi istituzionali, legali ed amministrative. Dopo aver registrato l’assenza di riscontri di merito alle controversie di lavoro avviate rivendicano l’assenza dell’Assessore al Lavoro imputandogli di non convocare i tavoli di riunione tra le parti più volte sbeffeggiati con battute di spirito inopportune e arringhe di piazza di cui si conservano tracce audio e video. La Regione Molise è pronta a svolgere la funzione istituzionale delegata dal Governo sulla conciliazione e l’arbitrato tra imprese e lavoratori, non ha alcun problema a concordare un cronoprogramma per fissare le date di convocazione su tutte le vertenze aperte, ma intende svolgere il proprio dovere amministrativo nel rispetto dei ruoli. Un conto è l’impegno istituzionale della Giunta Regionale a costruire condizioni utili a risolvere le controversie. Altra cosa è imputare, a chi è tenuto a mediare tra gli opposti interessi, la responsabilità del mancato accordo, l’esigenza di aggiornare la riunione o l’obbligo di riconvocare le parti per ulteriori approfondimenti istruttori finalizzati alla conciliazione della medesima controversia. Ci si ricordi sempre che lo scontro è tra Impresa e Lavoro, tra Azienda e Dipendenti. Confondere le acque e mistificare la realtà addebitando all’arbitro la mancata risoluzione delle vertenze può avere una motivazione politica ma non potrà mai avere una giustificazione obiettiva.
Michele Petraroia