Ho aderito con convinzione all’appello promosso dalla CGIL in difesa dei diritti dei lavoratori e mi auguro che ogni cittadino, che abbia a cuore i valori della Costituzione, possa sottoscriverlo a tutela delle regole democratiche basilari del nostro paese.
Sarò presente il 17 giugno alla grande manifestazione di Roma in cui si esprimerà sostegno nei confronti di persone equiparate sempre più ad oggetti, a cui vengono negati diritti di cittadinanza elementari e che sono costrette a lavorare in assenza di contratti, di norme di sicurezza e di certezze. C’è un’ipocrisia imperante che spinge la pubblica opinione a separare il percorso di vita di una persona con la condizione materiale in cui la stessa è obbligata a lavorare per procurarsi il necessario per vivere.
Si parla di libertà dell’individuo nella società senza riflettere sulla verità banale che in assenza di un lavoro dignitoso nessun uomo è veramente una persona libera, come sanno bene i ricattati del sistema dell’informazione, dei call center, delle agenzie interinali e del precariato permanente.
Il lavoro è stato posto a fondamento della Costituzione perché dal valore e dai diritti del lavoro nasce la libertà dell’individuo. Fino a quando la vita di un uomo dipende dall’arbitrio di altri uomini o dalle necessità del profitto, a quella persona sarà negata la libertà di vivere normalmente, di mettere su famiglia, avere dei figli, comprare una casa e provvedere alle proprie necessità senza essere costretti a patire umiliazioni, ingiustizie sociali, discriminazioni o soprusi.
La questione è di principio ed è troppo semplice per non essere capita, e l’ha rimarcata con efficacia anche Papa Francesco nel recente incontro con gli operai dell’ILVA di Genova.
È una questione di dignità, e come tutte le questioni di dignità, meritano il coraggio della scelta anche quando questa scelta è la meno conveniente sul piano delle proprie opportunità e delle proprie fortune politiche. Meglio anonimi onesti che prezzolati a servizio dei più forti.
Michele Petraroia
Petraroia: Le persone che lavorano non sono oggetti
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