Nella Giornata della Solidarietà, il Direttore della Caritas Interregionale Abruzzo e Molise, Don Franco D’Onofrio ( nella foto) , nell’omelia fatta a Campodipietra ha ringraziato la comunità locale e la Parrocchia di San Martino per l’aiuto costante che offre alla mensa per i poveri della Casa degli Angeli e per le iniziative di beneficenza in favore delle famiglie in difficoltà del paese. Sostenere i bisognosi con attività caritatevoli illunina i passi della vita ed apre i cuori restituendo fiducia in sè stessi ai meno fortunati. Incoraggiare a rialzarsi a chi è caduto, fargli sentire l’afflato della comunità, spronarlo a superare i momenti bui e non lasciarlo solo, è come disporre di colori per trasformare un foglio in bianco e nero in un quadro luminoso. Ma questa giusta consapevolezza non deve trarci in inganno perchè la carità non potrà mai sostituire la dignità.
Don Franco ha segnalato < “ il moltiplicarsi delle situazioni di disagio estremo su cui la Chiesa dell’Abruzzo e del Molise è chiamata ad occuparsi su questioni fondamentali come il diritto alla casa, la possibilità di mangiare, poter comprare delle medicine o assicurare libri, quaderni, mensa e trasporto a chi studia. Non spetta alla Chiesa sostituire lo Stato. Le conquiste dei nostri nonni e dei nostri genitori, ha proseguito il Direttore della Caritas, sono finite nel dimenticatoio tra tagli di bilancio, soppressione di servizi pubblici, negazione di diritti e svuotamento di funzioni delle istituzioni e della pubblica amministrazione. Da 30 anni non si costruiscono più case popolari, migliaia di famiglie sono costrette a vivere senza lavoro e in assenza di qualsiasi sostegno al reddito, a tanti bambini è negato il necessario per andare a scuola e troppi malati rinunciano a curarsi per mancanza di soldi. “ >.
Nella Giornata della Solidarietà, il Direttore della Caritas Interregionale Abruzzo e Molise, Don Franco D’Onofrio, nell’omelia fatta a Campodipietra ha ringraziato la comunità locale e la Parrocchia di San Martino per l’aiuto costante che offre alla mensa per i poveri della Casa degli Angeli e per le iniziative di beneficenza in favore delle famiglie in difficoltà del paese. Sostenere i bisognosi con attività caritatevoli illunina i passi della vita ed apre i cuori restituendo fiducia in sè stessi ai meno fortunati. Incoraggiare a rialzarsi a chi è caduto, fargli sentire l’afflato della comunità, spronarlo a superare i momenti bui e non lasciarlo solo, è come disporre di colori per trasformare un foglio in bianco e nero in un quadro luminoso. Ma questa giusta consapevolezza non deve trarci in inganno perchè la carità non potrà mai sostituire la dignità. Don Franco ha segnalato < “ il moltiplicarsi delle situazioni di disagio estremo su cui la Chiesa dell’Abruzzo e del Molise è chiamata ad occuparsi su questioni fondamentali come il diritto alla casa, la possibilità di mangiare, poter comprare delle medicine o assicurare libri, quaderni, mensa e trasporto a chi studia. Non spetta alla Chiesa sostituire lo Stato. Le conquiste dei nostri nonni e dei nostri genitori, ha proseguito il Direttore della Caritas, sono finite nel dimenticatoio tra tagli di bilancio, soppressione di servizi pubblici, negazione di diritti e svuotamento di funzioni delle istituzioni e della pubblica amministrazione. Da 30 anni non si costruiscono più case popolari, migliaia di famiglie sono costrette a vivere senza lavoro e in assenza di qualsiasi sostegno al reddito, a tanti bambini è negato il necessario per andare a scuola e troppi malati rinunciano a curarsi per mancanza di soldi. “ >.
Giovedì prossimo sarà presentato uno studio curato dalla CARITAS Interregionale Abruzzo e Molise in cui saranno illustrati i dati raccolti nel corso degli ultimi anni che certificano la ritirata dello Stato ed il crescere della pressione dei poveri sulla Chiesa; per riflettere su ciò che è accaduto dagli inizi degli anni novanta ad oggi, e sulle misure che vanno assunte dalle Istituzioni Pubbliche per salvaguardare la dignità dei cittadini ed i loro diritti essenziali. Questo tema da solo, è sufficiente a dimostrare il distacco sempre più ampio che intercorre tra la quotidianità di chi non ce la fà e uno Stato che si ritira abbandonando i cittadini più poveri, le periferie, le aree svantaggiate, le zone interne meno popolate e chi chiede sicurezza e legalità, in balia delle onde. Più che arzigogolare sui tatticismi esasperati di azzeccagarbugli improvvisati pronti a servire il potente di turno pur di brillare di luce riflessa, meglio scusarsi per i limiti del proprio operato ponendosi a servizio di un’analisi che chiama tutti ad assumersi la responsabilità di invertire la rotta culturale, politica e valoriale dell’ultimo quarto di secolo.
Michele Petraroia