Proporre un bonus bebè per 500 milioni di euro da erogare a tutte le neo-mamme senza distinzioni reddituali e ridurre gli stanziamenti per il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza e quello per le Politiche Sociali e per la Famiglia è uno degli errori più grossolani contenuti nella legge di stabilità 2015 da correggere per evitare di sostenere i ricchi coi soldi dei più poveri. Nella manovra manca un qualsiasi riferimento al Mezzogiorno e non introdurre correttivi nel riparto del Bilancio dello Stato equivale a far accentuare il divario tra Nord e Sud. Non esiste nulla di più ingiusto che fare parte uguali tra diseguali perché aiuta il forte a danno del debole. Nella legge di stabilità ci si affida alla destrutturazione delle regole in materia di ambiente, di lavoro e di diritti, per sostenere la ripresa economica ed occupazionale, perseguendo politiche di tagli agli investimenti pubblici e di riduzione dei trasferimenti ai comuni e alle regioni. Questa impostazione non crea sviluppo, riduce le tutele sociali e non aumenta i posti di lavoro. Se a ciò si aggiungono gli effetti derivanti dai tagli per 4 miliardi alle regioni si accentuerà la crisi per la banalissima motivazione che a fronte di meno trasferimenti nazionali anche il Molise non potrà finanziare, servizi e attività, con la conseguente perdita di altra occupazione. Basta far riferimento a molte delle vertenze aperte a livello regionale che chiamano in causa il Bilancio della Regione come la Protezione Civile, Molise Dati, Esattorie, Centri per l’Impiego, Comunità Montane, Biblioteche, Formazione, Vigilanza o altre società partecipate, per avere chiaro il quadro che con meno risorse nazionali i margini di intervento saranno più modesti. Per queste ragioni di merito bisogna cambiare la legge di stabilità 2015, migliorare la riforma sul lavoro, e modificare lo Sblocca Italia nella parte in cui colloca il primato delle imprese produttrici di energia sull’interesse generale . Ho aderito per queste motivazioni alla manifestazione della CGIL insieme alla SINISTRADEM e sono convinto che in un sistema bipartitico simile a quello americano, il PD non può che essere una formazione politica che contiene al proprio interno anche la componente sindacale e socialista non appiattita sull’interclassismo sostenuto dai poteri forti e dalla finanza radical-chic. Non si può espungere la sinistra dalla politica italiana schiacciandola tra riforme elettorali del Nazareno incardinate sul bipartitismo più che sul bipolarismo e contestualmente menare scandalo che i rappresentanti di culture, sensibilità e valori che sono alla base della nascita del PD, possano condividere un’idea di società fondata sul lavoro, sulla coesione solidale e sulla giustizia sociale. Chi liquida come ferrovecchio il sindacato si ricordi che il Partito Socialista è nato dal Movimento Operaio che già esisteva da tempo e non il contrario. Il lavoro avrà sempre una rappresentanza politica e parlamentare perché il nesso tra lavoro, libertà e democrazia è un nesso inscindibile.
Michele Petraroia