Il 2014 si è chiuso con una moltitudine di padri che hanno rivendicato le poche vittorie dell’anno in un’enfatizzazione personalistica che mal si concilia con una fase in cui servirebbe una classe dirigente, umile e coesa, capace di attribuirsi le responsabilità sui ritardi nella risoluzione dei problemi e sul permanere di una crisi che non accenna a placarsi. Gli strumenti attivati hanno attutito le sofferenze, ma non sono riusciti a ribaltare in positivo la situazione socio – economica tratteggiata impietosamente dal Rapporto SVIMEZ e dagli studi statistici della Banca d’Italia e dell’ISTAT.
Essere riusciti a mettere ordine nei conti pubblici regionali con 400 milioni di debiti pregressi della sanità approvando n. 5 atti contabili nel 2014 è stata una misura necessaria ma non sufficiente a riavviare lo sviluppo locale.
Così come aver concluso la stipula degli Accordi di Programma Quadro con il Governo per regolarizzare la spesa della ricostruzione post – sisma per 346 milioni, ha messo ordine nelle procedure e permesso di pagare debiti alle imprese per decine di milioni di euro, ma ha semplicemente posto le basi per il completamento delle opere di messa in sicurezza del territorio.
L’implosione di un sistema economico costruito sull’assistenzialismo dei trasferimenti pubblici ha prodotto migliaia di disoccupati ed obbligato il territorio ad intraprendere scelte coraggiose di radicale discontinuità con il passato per sostenere le imprese produttive, rispettare le regole della concorrenza ed evitare commistioni gestionali in capo alla Regione, vietate dallo Stato e dall’Unione Europea come ha ricordato il 19 dicembre scorso la Corte dei Conti.
Nello scontro che si è aperto tra continuità con i metodi fallimentari del passato e ricerca di una nuova impostazione, è più facile rimanere travolti che riuscire a modernizzare il sistema economico molisano, ma se qualcuno pensa che la risposta alla crisi sia il ritorno alle vecchie logiche di assistenzialismo clientelare non propone nulla di positivo e strumentalizza il disagio sociale per posizionamenti tattici individuali di corto respiro.
Al Molise serve coesione, senso del dovere, unità d’intenti e capacità di serrare i ranghi per costruire soluzioni possibili, concrete, rapide ed effettivamente percorribili, unendo un oculato utilizzo degli strumenti di tutela del reddito con politiche di sviluppo che mirano ad incentivare imprese che operano sul mercato e creano posti di lavoro in attività capaci di autosostenersi. Accelerare le riforme regionali, contrastare la povertà e velocizzare la spesa dei fondi strutturali per favorire la crescita economica.
Queste le tre sfide del 2015 che ci attendono e che possono essere vinte se prevale un progetto collettivo da perseguire con spirito di servizio, sobrietà e umiltà.
Petraroia: il 2015 si apra con meno divisioni e maggior senso di responsabilità
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