In un mio libro edito dalla Cedam di Padova nel 1996 (scritto che ebbe una immensa fortuna, al punto da essere riferimento da parte della Cassazione e di tutta la manualistica di diritto penale) definii la pedofilia come “la peste del terzo millennio”. Un tema terrificante, a volte mostruoso, quello della pedofilia. Terrificante e mostruoso per tutti, perché la violenza sessuale sui minori marchia la vita delle generazioni future. All’epoca scrissi come qualsiasi definizione si cerchi di dare, essa appare sempre insufficiente. Ogni esame, anche il più scrupoloso, dà l’impressione di inadeguatezza. Spesso a scoprire questi “orrori” si arriva tardi. Tardi rispetto al numero dei casi. Tardi rispetto allo svilupparsi del problema. Ogni volta capita di alzare gli occhi dai quotidiani dopo essere rimasti inorriditi da ciò che si è letto. Attoniti di fronte ai racconti raccapriccianti degli abusi perpetrati in danno di minori.
Sgomenti di fronte all’oltraggio di valori socialmente condivisi e collettivamente sentiti. Tanto è doloroso e lacerante parlare di bambini che hanno subito abusi sessuali, che mi ricordo di averli definiti più volte “gigli recisi”. La ferita aperta nel cuore e nell’animo dei bambini è immensa. All’epoca (1996) in Italia, ogni giorno vi erano due minori vittime di abusi sessuali. Oggi mi occupo di corruzione ed ho perso il sentore del fenomeno. Un dato però attualmente è significativo rispetto al passato: le denunce sono in crescita esponenziale. Quando ci si trova di fronte a casi simili, magari di persone che si conoscono, l’incredulità ci assale perché la parola pedofilia è una di quelle che suscitano infinite diatribe nei media e scatenano violente emozioni, incredulità, raccapriccio, curiosità, negazione. Una parola che “divide” che mette le persone “contro”, perché tocca le corde più profonde del nostro essere. È naturale che una persona resti talmente incredula di fronte a certi episodi da pensare istintivamente: speriamo che non sia vero! Io da uomo di legge ho solo una certezza: spetta alla magistratura l’arduo compito di ricercare la verità. Un compito questo di certo non facile! (Vincenzo Musacchio – già Docente di Diritto Penale presso l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma).