Non è nostro costume “impicciarci” di questioni che riguardano il partito di maggioranza, perché siamo lontani anni luce da certe logiche. Questioni tutte interne di una compagine che ha sempre più i connotati di qualcosa d’indefinibile, causa le intromissioni di chi fino a qualche anno fa sbandierava la propria fedeltà a chi oggi è all’opposizione. Dicevamo non è nostro costume “interessarsi” di cose che riguardano altri che, da tempo vede procelle e marosi sempre più minacciosi addensarsi all’orizzonte, tant’è che è sempre più difficile riportare calma nell’ambiente. Un ambiente caratterizzato da tantissime anime che fa si che la non ratio domini a tutto tondo. Un ambiente che vede uno contro l’altro. Un ambiente che fa assistere a continui “rinfacci” di quello che è stato fatto o non fatto o si farà che ha portato alla spaccatura del partito dell’ulivo e prima della quercia un tempo baluardo di chi voce non ha. Si, di chi voce non ha, perché questa è la “missio” che era stata affidata ai rappresentanti eletti nei vari organismi Istituzionali che, forse per inadeguatezza e non vogliamo pensare per incompetenza, pone seri problemi organizzativi e di conseguenza di vita al partito stesso. Sulle esternazioni fatte dai rappresentanti locali, sorvoleremo molto volentieri, ma ci piace capire cosa sta accadendo, anche perché ci è stato chiesto dalla gente, che esige “chiarezza”, anche se questa parola, sempre a nostro modesto giudizio, è stata accantonata. Un accantonamento forse di comodo per regolare una volta per tutte le questioni interne al partito. Un partito che, non ha più nulla a che vedere con quello fondato da Gramsci retto lungamente da Togliatti, Amendola, Paglietta per arrivare a D’Alema e Bersani e oggi dal contestatissimo loquace Tosco, per giunta non eletto dal popolo. Un partito che si pose seriamente il problema del destino del Paese che è anche quello locale. Un accantonamento dettato, almeno da quello che si apprende dalla stampa o si ascolta nelle varie dichiarazioni, che crea molti dubbi, incertezze e, consentite di dirlo sbandamenti inammissibili per chi governa e si arrampica sugli specchi pur di mantenere “la poltrona” conquistata carpendo la buona fede di chi non “mastica” di politica.
“Poltrone” e “strapuntini” che servono solo e unicamente a tenere in vita piccoli potentati che fomentano giuramenti di rivalse o vendette. Questa è la lettura dei fatti. I quali, sono venuti alla ribalta anche in occasione delle recenti elezioni provinciali dove si è recriminata la non rappresentanza del basso Molise a favore del Molise centrale. Una non rappresentanza che ha fatto scrivere e proferire parole di fuoco all’indirizzo di una dirigenza latitante, silente e poco accorta alle esigenze del territorio. Il quale, in definitiva, è la vera vittima del sistema che si sta sfaldando senza che nessuno agisca, o se lo fa, è per salvaguardare gli interessi propri o quelli degli amici degli amici. Una situazione talmente assurda che sotto certi aspetti, fa sorridere perché denota, non sono parole nostre ma di moltissimi elettori di fede PD “dilettantismo politico” dove l’impreparazione è palese e si contrappone a quelli che sono i veri dettami che videro ingigantirsi nel dopoguerra il partito del popolo. Una compagine che è sempre più lontana dai problemi del Paese e nella fattispecie dalla realtà locale. Comportamenti che denotano come l’arrivismo sfrenato ha portato fuori strada.
Non ce ne voglia nessuno, ma sarebbe bene lavare “i panni all’interno della propria casa e non farlo in piazza”, ma la situazione che si è venuta a creare è grottesca, e vede da tempo “i notabili di palazzo” chiedere le dimissioni dei vertici del partito. Una situazione che non fa sperare nulla di buono e sapete perché? Semplice: “perché dove vi sono molti galli, non fa mai giorno” e se il giorno presenta questi connotati lunga sarà la notte.
Massimo Dalla Torre