Eccoci cadere nuovamente a fagiolo”, per commentare una notizia che merita la giusta attenzione. Andiamo per gradi. Non so quanti ricordano la commedia musicale degli anni 70, per la precisione era il 1974, dal titolo “Aggiungi un posto a tavola”. Un musical scritto dalla coppia per eccellenza del teatro leggero italiano Garinei e Giovannini, magistralmente interpretato da Johnny Dorelli che, nelle vesti di un prete, tra una canzone e uno scherzo, invitava alla letizia e all’amicizia aberrando i conflitti e le liti.
Fin qui nulla di strano, perché di musical lo scenario teatrale italiano è ricco. Invece, la particolarità della questione che, ci ha indotto a intervenire, è che il tema conduttore che da il titolo alla commedia musicale, nella seconda parte ha un refrain alquanto singolare. Infatti, oltre all’invito con cui abbiamo titolato questo intervento, il motivo prosegue …se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu, gli amici a questo servono a stare in compagnia, sorridi al nuovo ospite non farlo andare via dividi il companatico raddoppia l’allegria… Proprio su questa seconda strofa vorremo che focalizzasse l’attenzione. Un’attenzione necessaria poiché “i signori di palazzo” in barba alle vicissitudini in cui versa la nostra regione, barricandosi dietro ripensamenti hanno pensato bene di allargare le file della segreteria regionale del PD. Allargamento che potrebbe starci perché nel Molise una delle leggi della fisica più conosciute, ossia “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” viene applicata quotidianamente. Allargamento che permette l’ingresso di nuovi esponenti che rispettiamo, anche se non la pensiamo come loro; questo è il bello della democrazia, nonostante appartengano alla sinistra non proprio in linea con l’attuale segreteria. Operazione che permettere il partito che regge le sorti del Molise di navigare in acque più sicure. Operazione che, di fatto, blinda ancora di più la maggioranza che regge le sorti di questa malandata realtà.
L’unica stonatura è che l’operazione “d’allargamento” favorisce un’ulteriore “emorragia” a danno delle altre compagini che costituiscono il blocco di governo. Compagini che, anche se rappresentate, sono messe, di fatto, a tacere con un contentino che li taglia fuori dai tavoli delle decisioni, e questo non va assolutamente bene perché gli appartenenti e soprattutto gli elettori di quell’area sarebbero ancora di più presi in giro. A questo punto, i commenti sono inutili, anche se c’è ancora un piccolo spazio per le riflessioni che, ripetiamo, non devono essere considerate assolutamente lesive nei confronti di chi ha pensato di traslocare, tra le braccia dei notabili del partito che sbandiera quotidianamente una trionfale percentuale di consensi; chissà poi qual è questa percentuale. Riflessioni dettate unicamente dalla constatazione che i nuovi approdi creano squilibri alla stabilità politica locale. Insomma, un vero e proprio travaso di anime che può essere arrestato solo se ci rende conto che si è arrivati al pagamento del conto che, a quanto è dato sapere annovera tantissimi zeri. Per quelli che come noi assistiamo attoniti a queste vicende, perché non edotti sulle “manovre” verrebbe spontaneo chiudersi naso, occhi e bocca, come le tre scimmiette, in modo da non respirare i “miasmi” generati da questa “insana palude”. Invece no, perché ci piacerebbe conoscere gli artifizi, messi in opera, dai “maghi della politica molisana”, ma soprattutto ci piacerebbe approfondire la lettura della trama di questo dramma politico che a quanto pare si è trasformato in una farsa. La quale, proprio perché tale, non regge e di conseguenza si è ritrasformata in un qualcosa che non esitiamo a paragonare agli scritti dei drammaturghi inglesi o tedeschi, in cui le vicende, nonostante i proclami di affrancatura nei confronti di certe tesi sono offuscate grazie a complesse macchinazioni, che, se lette con la giusta attenzione, generano molti dubbi, numerosi sospetti e pochissime soluzioni. Un dramma dove la “guerra dei casati è iniziata da tempo. Un dramma in cui la colonna sonora non è lieta come quella di “aggiungi un posto a tavola” bensì, funesta, pesante le cui note purtroppo sono vergate su di un pentagramma non accessibile a chi fa della politica, quella seria e vera, non un passatempo, ma una missio; ma questa è un’altra storia.
Massimo Dalla Torre