Bisogna rimuovere l’assenza sul tema referendario di una mobilitazione sociale e di massa, che lascia campo libero a Renzi sul terreno delle mance e delle regalie avvelenate, con tanto di televendita a reti unificate: il No della CGIL arrivato in ritardo ed in punta di piedi, senza partecipazione ai comitati, senza campagna di reale mobilitazione nel contesto della ritrovata relazione negoziale col governo; la dirigenza FIOM persegue un pessimo accordo con Federmeccanica;
-le sinistre riformiste impegnate sul No che si affidano a una gestione del confronto referendario tecnico-giuridico da addetti ai lavori, incapace di parlare ai lavoratori e alle grandi masse, proprio nel momento in cui il governo moltiplica annunci di regalie sociali e sventola i quesiti populisti della scheda referendaria sul “taglio di politici e poltrone”.
E questi limiti della campagna del NO si sono visti anche nel Molise.
Per queste ragioni è necessaria ed urgente anche nel Molise cambiare impostazione: in tal senso è utile fare riferimento al Coordinamento nazionale per il No sociale alla riforma Renzi, in grado di contrapporre alla campagna classista di Confindustria a favore del Sì una campagna di classe del movimento operaio a favore del No. Per dare una riconoscibilità sociale alle ragioni del No agli occhi di milioni di lavoratori e lavoratrici, precari, disoccupati che sono le vittime designate del disegno renziano. Esempio locale ne è la emblematica ed eroica vertenza del cantonieri provinciali di Isernia, quale uno dei tanti risvolti antisociali delle controriforme di Renzi.
Si tratta di smascherare un pericoloso progetto dell'”uomo solo al comando”, per rendere più facili le misure governative filopadronali, per eliminare delle possibili resistenze regionali a vantaggio di grandi opere sventra-Italia da parte delle cricche affaristiche che stanno ponendo in pericolo anche il territorio molisano: questa è la ragione della convergenza attorno al Sì di tutti i poteri forti del grande capitale, ad ogni livello: italiano, europeo, internazionale.
Una campagna di classe per il No, anche dal Molise, deve rilanciare la battaglia democratica per combinare l’abolizione totale del Senato (a fronte di quella renziana che punta solo ad un senato di nominati controllato dal governo), con una legge elettorale pienamente proporzionale contro l’autoritarismo della “governabilità”. che elegga un’unica camera, quella attuale, accompagnata dalla riduzione drastica delle indennità a livelli di salario operaio come insegnarono i comunardi;
Il movimento operaio non ha alcun interesse a stabilizzare i governi del padronato! Ha il solo interesse a combatterli con ogni mezzo in una prospettiva di alternativa vera, libera dal mito ingannevole del “costituzionalismo del ‘48” e della “Repubblica fondata sul lavoro” o del malposto “sovranismo nazionale” contro USA e Germania.
La sovranità dei lavoratori va rivendicata contro tutti i capitalisti di qualunque nazione, a partire dai capitalisti tricolore di casa nostra, da combattere e rovesciare; la lotta contro gli sfruttatori di casa nostra per l’alternativa di potere degli sfruttati è il miglior sostegno alle lotte dei lavoratori degli altri paesi e di tutti i popoli oppressi contro le proprie borghesie e i propri imperialismi.
L’unica possibile repubblica fondata sul lavoro è una Repubblica dei lavoratori, basata sulla loro forza e organizzazione, che rovesciando il capitalismo può liberare i salariati dallo sfruttamento.
Con questa impostazione – classista, rivoluzionaria, internazionalista – il PCL è parte della manifestazione del 22 ottobre ed ovunque ha lavorato per la sua massima riuscita.
PCL: a Roma anche dal Molise NO al progetto bonapartista di Renzi
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