La proposta di legge regionale sul riordino del servizio sanitario regionale, rappresenta ancora una volta un’occasione mancata di dialogo e di confronto.
Eppure, una valutazione ragionata con il coinvolgimento delle parti sociali ben poteva garantire una migliore effettività e stabilità e certamente nel suo risultato ultimo avrebbe rappresentato un punto di svolta partecipato per il Legislatore Regionale.
Una proposta di legge che complessivamente oggi è inaccettabile ed irricevibile, perché contiene in sé la negazione dell’art. 32 Cost. , incapace di guardare ai bisogni sanitari e di salute veri. In effetti da quel che appare sembra quasi un artificio aziendale che aumenta costi e figure dirigenziali. Senza considerare l’incremento del ruolo della sanità privata; ruolo che diviene quasi suggestivo, attuato in modo indiretto ma agevolmente rinvenibile se si analizza tutto l’articolato della Legge.
Tanta confusione e molti dubbi.
Lo sdoppiamento dell’Azienda oggi unica aumenta le figure di direzione, duplica i costi e fa aumentare gli sprechi.
Non è rinvenibile la modalità di costituzione delle due Aziende, non è dato sapere chi si farà carico della posizione debitoria della ASREM e delle obbligazioni già assunte.
L’impressione che traspare è di trovarsi di fronte ad una legge scritta in tutta fretta che risponde solo alla logica di riequilibrare una posizione economico-finanziaria sfavorevole.
Se l’intenzione è chiara, il progetto di riorganizzazione che intende delineare lo è molto meno e forse, se si fosse agevolato il dialogo non ci sarebbe stata nessuna domanda da porre e ci saremmo trovati in una condizione quantomeno di miglior chiarezza, pur dovendo ammettere la distanza tra il modello di organizzazione sanitaria proposto dalle OOSS sin dal settembre 2014 rispetto a quello regionale.
In buona sostanza, l’attenzione troppo protesa alle logiche economiche fa apparire distonica la linearità del disegno politico rispetto alla quasi totale assenza di prospettive. E quel che è più grave è l’enunciazione della valorizzazione del territorio a fronte di una scelta che depotenzia i servizi trincerandosi dietro alla carenza di personale. Ciò arreca disagio all’utenza e rappresenta la negazione stessa di quello che, seppur in linea solo di principio la stessa legge enuncia.
Attendiamo fiduciosi che, seppur con ritardo, qualche segnale di apertura venga da parte delle Istituzioni.