Caro presidente Frattura, gentili parlamentari Venittelli, Ruta e Leva,
in veste di governatore del Molise e di parlamentari, rappresentate tutti i Molisani, quindi di conseguenza, anche tutto il comparto scuola, dai docenti, ai dirigenti, al personale Ata, fino alla risorsa principale: i fruitori del servizio, vale a dire gli studenti. Anche se spesso minorenni, sono proprio loro i meno tutelati dalla classe politica, sia pure nel concetto di scuola come organizzazione, non come servizio essenziale. Poveri studenti dico io, non hanno sostanzialmente voce in capitolo nella scuola, forse perché non direttamente rappresentanti nelle istituzioni, ma la carta costituzionale così recita. Purtroppo in queste settimane, la coalizione del vostro stesso colore politico, quella coalizione che guida il Paese in un governo tecnico, ha redatto una proposta di legge sulla scuola assolutamente da dimenticare. Da qualche giorno poi, il Parlamento dei nominati ha iniziato l’iter di legge sulla scuola formata da due parti ben distinte. Una riguarda l’assunzione immediata, e comunque entro il prossimo anno scolastico, di tutti i precari che hanno diritto alla stabilizzazione; la seconda è invece una profonda riforma della scuola, che per sua natura richiede tempi lunghi e una larga condivisione all’interno delle forze politiche e dell’intero Paese. Il più elementare buon senso istituzionale prevede lo scorporo delle due parti per dare ad ognuna i tempi adeguati, ma il vostro partito ha votato compatto contro questa soluzione. L’insensibilità istituzionale dimostrata dai membri del Pd ha forse una spiegazione. La cultura che esprime oggi il Partito Democratico è infatti quella della mortificazione delle competenze e il mancato rispetto della sfera della necessaria autonomia professionale per poter svolgere secondo scienza e coscienza le funzioni più delicate, caratterizzate da alta responsabilità, rispetto alle influenze del potere politico. Questi principi, oltre che comportare la perdita della dignità professionale e umana delle persone, sono l’anticamera della corruzione. Prevedono che catene gerarchiche “a poteri crescenti” siano poste sotto il controllo assoluto della politica. Visto che secondo questo modello estraneo alla nostra costituzione la selezione avviene non per merito ma per scelte discrezionali dall’alto, basta una mela marcia in una certa posizione a condizionare pesantemente e negativamente, con il ricatto di un potere privo di contrappesi e di organismi di garanzia, tutto l’apparato che sta sotto. Il presidente del consiglio, in qualità di segretario del Pd, ha in questi giorni rimosso dieci parlamentari dalla commissione affari costituzionali, a riprova di ciò. E questo, come cittadini, non ci tutela affatto, perché il potere senza contrappesi è la dittatura. La proposta di legge sulla scuola in discussione in parlamento ha in sé una grossa confusione concettuale tra le competenze dei docenti, tutelate dalla costituzione, e quelle dei dirigenti scolastici, che dovrebbero essere funzionali alla piena realizzazione di quelle, per il diritto all’istruzione dei cittadini italiani. E se nel suo partito ci fossero organismi tecnici strutturati per competenze, forse questa proposta di legge non sarebbe neanche in parlamento, tanto sono evidenti i suoi tratti contraddittori, tecnicamente irrealizzabili, e quelli apertamente eversivi. I nostri docenti di diritto sarebbero in grado di spiegare alle studentesse ed agli studenti i numerosi profili di incostituzionalità della vostra proposta di legge sulla scuola, e i nostri studenti sarebbero in grado di capirli. Ma la presenza, negli organismi di vertice del governo della scuola individuati dal suo partito, di elementi con scarsa competenza specifica e scarsa sensibilità istituzionale, è sotto gli occhi di tutti; solo così si spiega l’approdo in parlamento di un testo così concepito, e ciò è per noi fonte di profonda preoccupazione.
Un’associazione, come la Gilda degli Insegnanti, che fonda sulla competenza dei docenti la propria ragion d’essere per la difesa e la piena realizzazione del diritto costituzionale dei cittadini all’istruzione, non può esimersi dal lanciare un grido di allarme all’intera società. La legislazione sull’istruzione non è esclusiva dello Stato, ma concorrente con le regioni; e gli enti locali dovrebbero interpretare, trovandosi in una posizione più vicina al cittadino, l’interesse alla piena realizzazione di una vera buona scuola. Vogliamo caro Frattura e cari parlamentari, Di Giacomo compreso, prendere le distanze? Oppure volete fare come con le Province, dove prima votano a favore in aula, per poi sotto banco sostenere di non condividerla, per poi fare le riunioni con i dipendenti degli enti in questione per la mobilità, annuendo che pur votando contro, non sarebbe cambiato nulla. Ebbene, iniziate a parlare, a votare contro in aula e se sarete uniti, le cose cambieranno eccome, giusto prof. Roberto Ruta? E lei caro Frattura, potrebbe valutare l’idea di adire la Corte Costituzionale con un bel ricorso depositato dalla Regione Molise? Oppure il terreno di scontro resta solo la Sanità ed il debito? Per ogni iniziativa, il nostro sindacato è a disposizione, atto, questo, che dello stesso tenore e condiviso nella sua interezza, anche altri colleghi delle rispettive regioni di appartenenza, hanno inoltrato ai loro governatori, specie dove si rinnovano i Consigli regionali. E questa nota è il frutto della condivisione della nota del collega toscano che rappresenta un monito inequivocabile sul quale riflettere ed agire.
Prof. Michele Paduano Gilda degli insegnanti- Campobasso