Il continuo calare del livello del lago minaccia gravemente gli habitat e le specie di interesse conservazionistico, si rischia infatti la procedura di infrazione europea per violazione della direttiva 92/43/CEE habitat.
È sotto gli occhi tutti, anche senza le misurazioni del livello idrico operate dal consorzio di bonifica della capitanata, che la profondità del lago di Occhito sia arrivata a livelli che solitamente si raggiungono a fine estate. Purtroppo però se i violenti fenomeni temporaleschi di questi giorni potrebbero far pensare in un miglioramento della situazione, le misurazioni ci fanno capire che la situazione migliorata non lo è per nulla. Solitamente, quando si tocca il tema dell’acqua contenuta nell’invaso artificiale tra Molise e Puglia ci si accapiglia per la proprietà della risorsa idrica, trascurando tuttavia l’importanza che questa ricopre per molteplici aspetti, soprattutto ambientali. In primis ricordiamo gli usi agricoli e domestici dell’acqua contenuta nel lago, il cui uso può aiutare a contrastare, nella terra pugliese, la desertificazione, collegata alla risalita del cuneo salino dal mare nel tavoliere. In secondo luogo, molti dimenticano che questo straordinario lembo di territorio di confine è stato riconosciuto dall’Unione europea quale Sito di Interesse Comunitario (SIC) designato successivamente quale Zona Speciale di Conservazione (ZSC) ed anche Zona di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle direttive 92/43/CEE habitat e 2009/147/CE Uccelli (IT7222248, Lago di Occhito).
Queste categorizzazioni apparentemente insignificanti dovrebbero servire a garantire la conservazione della biodiversità dell’area, compresa la risorsa idrica, al fine di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere quelli della generazione futura. È chiaro che il prelievo continuo di acqua dall’invaso di Occhito mette a serio rischio il mantenimento degli equilibri biologici ed il ruolo ecologico-funzionale complessivo dell’area, infatti, le specie animali e vegetali elencate nelle sopracitate direttive necessitano di un lago in buona saluta per continuare a sopravvivere. Basti pensare ad esempio alle specie vegetali tipiche delle aree acquatiche come le lenticchie d’acqua e la tipha e delle zone umide quali pioppi e salici e la canna di palude (specie che caratterizzano l’habitat 92A0 di alto interesse conservazionistico) presenti lungo le sponde del bacino lacustre e fluviale che vedono venir sempre meno il proprio areale di distribuzione a causa della costante e crescente pressione antropica con rispettivo aumento di specie aliene opportuniste, maggiormente resistenti alle modificazioni di questi delicatissimi habitat ma deleterie per le specie tipiche di queste zone. Anche le specie faunistiche risentono fortemente della riduzione del livello dell’acqua che può portare a una serie di problemi, tra cui la perdita di habitat, la diminuzione della disponibilità di cibo e l’aumento della competizione per le risorse rimanenti. Inoltre, la frammentazione dell’habitat può ostacolare le migrazioni e gli spostamenti stagionali, cruciali per molte specie di uccelli e altri animali. Si evidenzia che l’area allo stato è ecologicamente rilevante per una notevole ornitofauna (airone bianco maggiore (Ardea alba), martin pescatore (Alcedo atthis), cicogna bianca (Ciconia ciconia), falco di palude (Circus aeruginosus), albanella reale (Circus cyaneus), albanella minore (Circus pygargus) etc.), per alcuni invertebrati (Osmoderma eremita) e che sono ben rappresentati anche taxa appartenenti ad altre classi come anguilla europea (Anguilla anguilla), alborella meridionale (Alburnus albidus), tritone italiano (Lissotriton italicus).
Data la situazione attuale per Occhito, ed in generale per tutti i bacini molisani, servono urgentemente misure specifiche che prevedano interventi infrastrutturali volti a perseguire il risparmio della risorsa acqua in primis, coinvolgendo i consorzi di bonifica nella realizzazione di progetti e percorsi orientati all’utilizzo di pratiche agricole che richiedono minori input idrici. Fondamentale però è mettere al centro delle politiche gestionali il valore ecologico di questi bacini, garantendo la conservazione degli habitat e delle specie di fauna e flora di interesse comunitario presenti e della biodiversità in generale, mantenendo o laddove necessario ripristinando gli equilibri biologici in atto, preservando il ruolo ecologico-funzionale dell’intero ecosistema altrimenti ci troveremo sempre più spesso nei prossimi anni ad affrontare situazioni come quella che stiamo vivendo.
Secondo l’associazione Legambiente Molise sarebbe utile istituire una cabina di regia che metta in rete le diverse governance dei bacini idrici molisani tenendo conto del fatto che la gestione dei tre più importanti bacini artificiali presenti nella Regione è in capo a tre soggetti diversi (Molise Acque per il Liscione, Consorzio di Bonifica della Capitanata per Occhito e Consorzio di Bonifica del Sud Vastese per Chiauci) i quali si trovano a far fronte alle primarie necessità dei territori in cui l’acqua viene erogata, piuttosto che a quelle dei territori in cui insistono i bacini.
Gli strumenti di governo del territorio ci sono, basti citare i Piani di gestione dei siti Rete Natura 2000 e i Contratti di fiume.
I primi sono nati per l’individuazione delle misure di conservazione necessarie per garantire il “mantenimento ovvero, all’occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie” di interesse comunitario, e all’individuazione di tipologie di azioni ammissibili (in quanto compatibili con la tutela del sito).
I secondi rappresentano un accordo volontario, tecnico e finanziario tra i partner pubblici e privati interessati alla gestione territoriale, concertata e sostenibile delle risorse dell’acqua su scala di un’unità idrografica. Sono uno strumento di programmazione strategica e negoziale, di attuazione delle Direttive Europee che favorisce la territorializzazione delle politiche pubbliche e la partecipazione in forma di governo aperto.
La crisi climatica avanza, tutelare la biodiversità è l’unica soluzione per tutelare la nostra vita e quindi il nostro futuro guardando a ciò che ci circonda con una visione olistica.