di Massimo Dalla Torre
Ad aprire la stagione teatrale 2019 del Savoia “pensaci Giacomino” di Luigi Pirandello. Sulle tavole dello storico teatro cittadino Leo Gullotta indiscusso interprete di pièce teatrali che rende il testo del vate di Girgenti fresco e attuale. Scritto come novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917 è la condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo è sempre pronto ad esibirsi. Questo, è, quanto si legge nelle note di regia di Fabio Grossi. La storia racconta la vicenda di una fanciulla che, rimasta incinta del suo giovane fidanzato, non sa come poter portare avanti la gravidanza. Il professore Toti, Gullotta per l’appunto, pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più. Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della creatura che è nata. Trama che condensa un finale prettamente in linea con le tematiche pirandelliane piene di amara speranza, dove Giacomino prenderà coscienza del suo essere uomo e padre tanto da andare via dalla casa che lo tiene prigioniero, per vivere la vita con il figlio e con la giovane madre. A dare forza e contezza al testo è proprio il pensiero del maestro Trinacriano nei confronti della società del tempo che era misogina, opportunista e becera dove si racconta di uno stato patrigno nei confronti dei propri cittadini, soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Il che rispecchia appieno quello che si legge anche negli scritti di Giovan Battista Vico nei corsi e ricorsi storici, dove nulla si cambia nulla si trasforma: tant’ è che la categoria degli insegnanti si veste dei soliti cenci, unti e bisunti ed è costretta a vivere e lavorare in una società dove impera la mostruosità di giganti opprimenti, determinanti ma soprattutto dequalificanti.