L’evoluzione concreta e alta della società passa obbligatoriamente per la centralità della donna, cellula insostituibile delle intersezioni della vita. Idea generale, in citazione, formulata da una donna speciale, Rita Levi Montalcini, che voglio condividere con il Molise e la mia gente -uomini e donne, adulti e minori- in questa particolare giornata che ci vede spesso in antitesi e in conflitto emozionale e culturale nella valutazione del valore da attribuire alla stessa ricorrenza.
In tutti i tempi, e con diverse modalità di approccio e di sentire, tante donne hanno partecipato alla definizione dei corsi storici mutandone spesso le sorti e indirizzandone i flussi. Dette richiamate donne hanno operato nel bene o nel male, con una corona o un seggio, con un gesto o un discorso, con un libro o un’opera d’arte, con una composizione o una rappresentazione, con uno scatto o un’invenzione, con un viaggio o una scoperta sino a giungere, a volte, anche alla proposizione del sacrificio di una vita o della vita, con un si o con un no.
Il nostro Molise ha concorso e concorre nel tempo passato e in quello presente a migliorare la condizione femminile sul territorio. Passi lunghi, passi corti, posizioni ferme o flessibili, tuttavia ha concorso e concorre.
La legge regionale 10 ottobre 2013 n.15, che mi ha vista proponente e prima firmataria, e che ha visto il Consiglio regionale del Molise unito nelle sue differenti anime politiche a tutela delle donne, sembrava essere un passo lungo in avanti, prendiamo atto, a distanza di tre anni, che di fatto non lo è stato. La politica deve saper riconoscere quando è inefficace, lenta e silenziosa.
In questo giorno, donne tutte, lo sconforto non deve comunque prendere il sopravvento.
Il Presidente della regione, superate le gravi criticità che hanno interessato e continuano a interessare il nostro territorio, saprà rilanciare l’azione amministrativa anche in questo settore assai delicato e importante per ogni nucleo individuale o allargato del nostro sistema Molise.
Le discriminazioni non conoscono differenza di età e ceto sociale, ed è per questo che l’azione sinergica tra Istituzioni e società dovrà essere rafforzata senza divisioni di pensiero, perché la sofferenza umana non può e non deve essere presa in carico dall’uno o dall’altro, essa è di tutti e tutti ne siamo responsabili.