Qualche giorno fa, intervenendo in merito alla situazione venutasi a creare in seno al partito che regge le sorti di questa malandata realtà, ci è venuta alla mente una scritta che leggemmo su di un portachiavi che anni addietro vedemmo esposto in una vetrina di un negozio di gadget a Londra. Scritta che riportiamo tradotta testualmente: “nolente o volente rimango sempre io il capitano”. Scritta dalla quale si evince che nel Molise le contrapposizioni di qualche “colonnello” di minoranza non inficiano assolutamente l’azione del ponte di comando di questa nave senza nocchiero, tant’è che continua imperterrita nell’azione di “dissoluzione” ignorando le proteste da parte degli ufficiali in seconda. Non accusateci di usare metafore quando scriviamo, ma le metafore e le similitudini rendono più evidenti le situazioni. Ecco perché, abbiamo riportato la scritta che si sposa appieno con la situazione che si registra all’interno del PD molisano. Il quale, nonostante la tregua, si fa per dire tregua, siglata in occasione delle ripetute assemblee vede la cosiddetta branca forte del partito armata di tutto punto facendo si che la riappacificazione è un utopia. Un qualcosa che, se vivessimo nell’Italia del risorgimento, neanche Cavour, il tessitore per eccellenza, saprebbe raccordare in un’unica linea di condotta.
Come non bastasse ad aggiungere brace al fuoco la cronaca registra il silenzio di chi siede nella stanza dei bottoni che, inspiegabilmente si è trincerato in un mutismo, forse meditativo, Tibetano, anche se fortemente decisionista. Un qualcosa che lascia gli osservatori della politica locale in trepidante attesa e che pone due interrogativi su tutto: è meglio aspettare che l’avversario si stanchi delle sortite che non apportano nessun beneficio e cede definitivamente le armi? Oppure dare il segnale definitivo di attacco? Quesiti che allo stato delle cose non vorremo mascherino, il timore di rimanere “senza filipp’ e u’ panar’” come suggerisce un detto popolare molisano poiché le fondamenta del palazzo scricchiolano da tempo. Una sorta d’instabilità che contrappone volontà forti, radicate profondamente nei dettami che regolano la vita del partito.
Dettami che, allo stato attuale, fanno si che i proclami, i proponimenti, le promesse di rinascita del Molise sono state accantonate causa faide interne che non giovano assolutamente alla regione e ai suoi abitanti. I quali, credeteci, sono stanchi di assistere a dispute di pollaio in cui “i galli” si beccano senza esclusione di colpi ignorando quelle che sono le esigenze della collettività. Fortunatamente o sfortunatamente a seconda come si legge la notizia che è stata pubblicata su di un network locale pare che la soluzione sembra vicina, in quanto c’è la volontà di allargamento della segreteria con l’ingresso di chi fino a questo momento pur sbattendo i pugni sul tavolo è contato molto poco anche se ha sempre rivendicato la propria rappresentatività; solo allora forse, ripetiamo forse i dubbi saranno sciolti. Soltanto allora sapremo se la scritta riportata sul portachiavi, è frutto di fantapolitica o realtà.
Massimo Dalla Torre