Nicoletta Dosio è stata arrestata, come gli altri militanti NO TAV che già stanno vivendo il carcere, luogo che dovrebbe peraltro “ospitare” non chi difende il territorio e i beni comuni dalle grandi imprese e dagli speculatori, ma chi sulla pelle dei popoli e sulla distruzione del pianeta crea il proprio profitto.
Il grave reato di Nicoletta? Aver alzato una sbarra di un casello autostradale, nel corso di una manifestazione, facendo così perdere ad Autostrade (ente in questo periodo alla ribalta della cronaca per ben più gravi mancanze) 700 euro di pedaggi: sì, avete letto bene, l’astronomica cifra di 700 euro. E per questo una donna di 73 anni viene portata in carcere, dove resterà un anno.
Inflessibile, la giustizia piemontese, con chi non accetta la mercificazione del bene comune territorio e ha il coraggio di ostacolare la marcia trionfante del “progresso”.
Ma Nicoletta Dosio, 73 anni, professoressa una vita intera, non è persona da aver paura del potere: l’avevamo incontrata a Campobasso, in un’assemblea che ci ha raccontato dal vivo la lotta dei valsusini; e da quella sala siamo usciti sbalorditi dalla forza tranquilla ma indomabile di quello scricciolo di donna. Ci ha insegnato la militanza, la “disobbedienza” costruttiva, la vicinanza e il sostegno agli altri compagni di lotta sempre e comunque, anche quando, agli occhi dell’opinione pubblica, il movimento appariva screditato e dipinto come un’accozzaglia di terroristi violenti.
La Torino-Lione distrugge territorio, popolazioni e memoria, cancella il genius loci delle valli e soprattutto nega il diritto degli abitanti a decidere sulla loro terra. Per evitare questa lunghissima storia di soprusi sarebbe bastato coinvolgere i cittadini, ascoltare le loro ragioni, magari modificare il tracciato insieme a chi quella terra la conosce e la vive; ma è più comodo imporre manu militari l’esproprio e l’occupazione: la democrazia è faticosa, richiede tempo, intelligenza ed ascolto. Tutti beni di cui pare i nostri governi non sentano l’esigenza: così per le grandi navi a Venezia, così per il TAP, così per i gasdotti e le trivelle…
Nicoletta ha scelto di non ricorrere a misure alternative al carcere, ha rifiutato di rispettare i domiciliari perché per lei, e per noi, è inconcepibile accettare che sia punito con la repressione chi difende la casa di tutti e il diritto alla democrazia partecipata. E non si può avere rispetto della violenza di uno Stato ancora e sempre forte con i deboli e debole con i forti: non è questo ciò sancisce la nostra Costituzione.
La lunga lotta NO TAV resta per noi un modello e un esempio di battaglia collettiva di una comunità che ama la propria terra e si batte per un’idea diversa di sviluppo, quella che sola può salvarci dal disastro ambientale ed economico.
Gli attivisti della Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune esprimono quindi con forza tutta la propria solidarietà a Nicoletta Dosio, esempio altissimo di coraggio e coerenza, voce di giustizia sociale.