Chissà cosa penserebbe Giulio Cesare, sommo stratega, se vivesse ai giorni nostri e avesse l’opportunità di studiare le mosse poste in atto dai politici nazionali e soprattutto locali in procinto di candidarsi o ricandidarsi alle imminenti consultazioni elettorali. Sicuramente rivedrebbe, anzi correggerebbe quello che è passato alla storia come ineguagliabile: l’arte della guerra e della strategia.
Arte se d’arte si può parlare, perché la guerra non è mai accettabile e tanto meno auspicabile che, ai giorni nostri, è combattuta con armi che ricordano gli agguati della Roma sia imperiale sia Borgiana, dove era pericoloso, soprattutto se si apparteneva a famiglie scomode, leggasi Orsini, Farnese, Colonna, tanto per citarne alcune, girare nottetempo, non scortati dai “famigli” armati di tutto punto, e dove con il favore delle tenebre potevi essere pugnalato e di conseguenza “tolto di mezzo per sgombrare il campo da fardelli ingombranti che ostacolavano progetti e potentati” questo è quello che le cronache del tempo riportano. Arte che, sta avendo l’apoteosi nei palazzi del potere dove abilmente è stato allontanato lo spauracchio delle elezioni, anche se solo di qualche mese perché il mandato politico è scaduto, per cercare di salvare il salvabile; cosa ardua e difficile visto il malcontento della gente, che sicuramente inciderà nuovamente sulle tasche dei molisani sempre più in bolletta, tant’è che sono stati fatti i conti che ammonterebbero a circa tre milioni di euro.
Nel leggere i commenti sugli accadimenti, ci convinciamo sempre più della scelta del titolo che è quanto mai calzante, perché mette a nudo una verità incontrovertibile, chiunque è al vertice del sistema mette in atto quello che la natura insegna: l’autodifesa e in molti casi quando questa è praticabile la cosiddetta “resistenza passiva” in modo che l’avversario si stanchi e lasci la presa, anche se momentaneamente. Mosse che, chi ha scelto di scendere nell’arena politica prima di dare avvio alla “missio”, ha previsto valutando le conseguenze che possono scaturire se si va contro tendenza e contro corrente.
Mosse che, con la scelta di rimandare le elezioni forse ad aprile, anche se qualcuno assicura che potrebbero svolgersi a Maggio se non addirittura a novembre, ma questa è fantascienza, mette ancora più in imbarazzo i Molisani che guardano al futuro con incertezza e trepidazione, Lorenzo il Magnifico nei canti carnascialeschi scriveva “…del diman non c’è certezza” perché, anche se il “dado è tratto” e il Rubicone che possiamo trasformare nel Biferno è stato attraversato non più con sicurezza ma con cautela, presenta “buche e vortici” causati dalla incuria politica messa in atto in questi cinque anni di governo. Insidie che causerebbero “annegamenti di massa” e di conseguenza annientamento di chi vuole a tutti i costi, nonostante sa bene di non essere più in grado, continuare il cammino. Il quale, oltre alle acque superate con non poche difficoltà, si troverebbe ad affrontare una palude non agevolmente attraversabile e se ci riuscisse, cosa di cui dubitiamo fortemente, sulla riva opposta troverebbe ad attenderli “il giogo delle forche” che gli elettori hanno preparato. Strumenti che sono arrivati a noi come simbolo di rivalsa dei Sanniti popolo che sconfisse le aquile romane…ma di questo riscriveremo fra qualche mese quando le furie saranno chetate e si procederà alla conta sia dei deceduti che dei feriti, sempre che qualcuno esca incolume dalla tenzone che si presenta aspra e cruenta.
di Massimo Dalla Torre