Il Referendum confermativo del 4 dicembre 2016 ci chiamerà ad esprimerci su un testo piuttosto complesso che ridisegnerà gli assetti delle Camere del nostro Paese. Il quadro che a nostro avviso si va delineando è preoccupante poiché vediamo in questa riforma una serie di rischi per quelli che rappresentano i garanti dell’ordinamento democratico: stravolgimento della democrazia rappresentativa e di quella partecipativa, elevata concentrazione di poteri nelle mani del Governo, diminuzione dell’equilibrio tra i vari poteri dello Stato.
Il disegno di legge ridisegna le competenze Stato-Regione anche in materia ambientale, attraverso la modifica del Titolo V della Costituzione relativo alle competenze loro affidate.
Con la riscrittura dell’art. 117, ambiente, ecosistema e tutela del paesaggio diventano di competenza esclusiva dello Stato e la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale di energia nonché le disposizioni generali sul governo del territorio passano sotto la competenza dello Stato.
Rafforzando il potere del Governo, cioè dell’esecutivo, si correrà il rischio di vedere leggi approvate velocemente da Parlamenti poco sensibili alle tematiche ambientali e allo sviluppo sostenibile. Inoltre, passando allo Stato la competenza esclusiva in tema ambientale, sarà difficile garantire alle comunità locali e ai diversi territori un referente sensibile (e conoscitore) alle problematiche del territorio.
Non va dimenticato che gran parte delle criticità sanitarie sono state causate negli ultimi due decenni, in varie aree del paese, da impianti inquinanti identificati come “opere strategiche e/o di preminente interesse nazionale” mediante lo strumento del decreto legge, espropriando di fatto gli enti locali di qualunque possibilità d’intervento negli iter decisionali e lasciando come unica possibilità di difesa contro l’accentramento decisionale esercitato da parte dello Strato , il ricorso alla Corte Costituzionale. Le modifiche all’art. 117 eliminerebbero di fatto questa possibilità e renderebbero strutturale la supremazia decisionale del Governo.
Il rischio è quello di aumentare il divario tra le reali esigenze delle Regioni e gli interessi dello Stato, spesso legati a motivazioni lontane dal bene comune.
Le conseguenze sociali, economiche, ambientali e sanitarie dell’espropriazione dell’autonomia regionale sarebbero amplificate,inoltre, dalle modifiche agli artt. 116 e 119, che vincolano i poteri delle Regioni, dei Comuni e delle Città metropolitane all’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio. Tutto ciò inciderà anche sulla prima parte della
dell’art.3, verrebbero danneggiate ulteriormente soprattutto le regioni meridionali.
Tutto ciò pone in pericolo lo stato di salute degli italiani, incrementa le condizioni di discriminazione ambientale e sanitaria e rischia di far aumentare ovunque le diseguaglianze sociali, la povertà e la precarietà.
Al referendum confermativo per la modifica della Costituzione Noi diciamo NO!