(Adnkronos) – E' stata per tanti anni la 'malattia dei re' o malattia vittoriana, perché ne soffrivano monarchi come Enrico VIII e la regina Vittoria. La gotta continua a tormentare il Regno Unito visto il boom di casi registrati soprattutto a Liverpool con un incremento quasi del 1.000%. La gotta è una sottospecie dolorosa di artrite che in passato colpiva uomini di mezza età e si credeva che fosse scatenata da un'eccessiva indulgenza nei confronti di cibi molto proteici e grassi (carne rossa) e soprattutto dalla passione per l'alcol, come ad esempio il porto in epoca Vittoriana. Negli ultimi decenni, il progressivo cambio di regime alimentare nella popolazione con un maggior consumo di cibi grassi, zuccheri e sale ha portato a un aumento dei casi di gotta che sta preoccupando i medici inglesi. Secondo i dati pubblicati dai media inglesi, nel 2023 a Liverpool sono stati registrati 5.864 casi con un aumento del 960% rispetto ai dati del 2019. Questo numero proiettato sulla comunità urbana della città dei Beatles porta al dato di 1 cittadino su 100 che soffre di questa malattia del metabolismo. La gotta è caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite (dolore, arrossamento e gonfiore a livello articolare) causati dal deposito di cristalli di acido urico nelle articolazioni provocando una forte infiammazione. Si pensava a una malattia ormai superata, invece è tornata prepotentemente alla ribalta. "Fin dalle sue prime descrizioni la gotta è stata associata ad uno stato di benessere socio-economico, a sua volta in grado di consentire quegli eccessi alimentari ai quali veniva attribuito un ruolo preminente nella comparsa delle crisi acute. A lungo, quindi, la gotta è stata considerata malattia di pochi eletti, dediti a banchetti sontuosi e libagioni abbondanti, tanto da essere definita la 'malattia dei re'", dice all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di nutrizione umana all'Università Lum-Libera Università Mediterranea 'Giuseppe Degennaro'. "Oggi, invece, la gotta è diventata popolare perché, se in passato i poveri mangiavano diversamente dai ricchi, ad esempio con poche proteine, oggi mangiamo tutti più o meno allo stessa maniera con la tendenza ad alimentarci in maniera errata. Complici le abitudini sempre più diffuse del ‘fast-junk food’, ovvero del cibo rapido e spazzatura". Nel 2020, la Società italiana di Reumatologia stimava 100mila italiani con la gotta. "Rientrano nella categoria tutti gli alimenti ultra-processati, così chiamati in quanto contenenti diversi ingredienti aggiunti, tipo sale, zucchero, coloranti, additivi. Tra i cibi ultraprocessati – spiega Minelli – rientrano snack confezionati, bevande zuccherate, salsicce, wurstel, hamburger, confezionati e pronti per essere riscaldati o consumati direttamente. Ad un consumo eccessivo di tali alimenti è collegato l’incremento dei livelli ematici di acido urico. Si pensi per esempio al fruttosio, zucchero contenuto in molte bevande zuccherate e in altri cibi processati, è in grado di generare iperuricemia in ragione della sua capacità rischia di sovraccaricare i processi metabolici del fegato". "Utile, ai fini della prevenzione della gotta, potrà essere limitare l’introito di alimenti ad alta e media concentrazione di purine come pesce azzurro (sarde, acciughe, aringhe), crostacei, frattaglie (fegato, cervello), carni e pollame, salumi, asparagi, spinaci, cavolfiori, legumi, frutta secca, funghi. Pure da escludere saranno gli alcolici – avverte l'immunologo – Possono invece essere consumati dai pazienti affetti da gotta il latte e i suoi derivati (meglio se formaggi magri), anche le uova, verdure e ortaggi selezionati, pasta e altri cereali. Ancora una volta, dunque, la dieta intesa come introito di alimenti corretti e bilanciati nel rispetto del fabbisogno calorico di ciascuno, associata a uno stile di vita controllato e senza eccessi, rimane elemento cardine della nostra salute, tra i principali fattori di prevenzione di un’eterogenea e ampia varietà di malattie acute e croniche". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Nel Regno Unito torna la ‘malattia dei re’, boom casi di gotta
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