“Inter se mortales mutua vivunt“. I mortali si danno la vita l’un l’altro. Così recitava Lucrezio, e questo è il messaggio più significativo lanciato nel corso del seminario: “Malattia oncologica ed isolamento, quando la società è la miglior prevenzione”, organizzato dall’associazione molisana onlus “La Rete” , gruppo di volontariato a sostegno dei malati di cancro. La rappresentante, Licia Visaggi, ha introdotto i lavori spiegando che la solitudine è connaturata alla vita. Però c’è chi vive questa condizione in modo positivo, dedicandosi alla meditazione o alla cura di se stesso e chi, invece, si danna a tal punto che può arrivare alla morte. “Nel caso del malato oncologico – ha proseguito – risulta particolarmente importante stabilire una connessione emotiva con un’altra persona, magari un amico. Non la famiglia, perché è già provata dalla sofferenza, non il personale medico che deve preoccuparsi piuttosto delle terapie da somministrare”.
Il professor Alberto Tarozzi, esperto di “sociologia generale e dello sviluppo”, ha citato noti sociologi della seconda metà del secolo scorso per sottolineare che nelle economie occidentali, quelle del consumo e delle tecnologie, le esperienze più intense sono rappresentate dall’amicizia e dall’amore, le uniche non soggette ad usura. Traendone la conclusione che spesso il problema di trovare un referente per il malato oncologico, si risolve all’interno della coppia. In tal caso “il piacere è un qualcosa legato al donarsi l’uno all’altro”.