Manca poco meno di una settimana al Natale. Ricorrenza che vede in questi giorni la corsa agli acquisti specialmente dei prodotti alimentari che, come sempre, fanno bella mostra nei supermercati e nei negozi che dove si acquistano vere e proprie prelibatezze della gastronomia nazionale. La quale, secondo la Confartigianato, stima una spesa da parte delle famiglie italiane per un ammontare di 14,7 miliardi di euro, con il 24,8% in più rispetto alla media degli altri 11 mesi dell’anno, tant’è che il valore dei consumi in questo mese di dicembre ammonta a 5,6 miliardi. A detenere il primato regionale, la Lombardia, con 960 milioni di euro, seguita dal Lazio con 572 milioni e dalla Campania con 470 milioni, mentre a livello provinciale la classifica vede in testa Roma, caput mundi, con 430 milioni, seguita dalla Meneghina Milano con 332 milioni e dal capoluogo di regione della Partenope Felix Napoli con 241 milioni. Per il Presidente della Confartigianato Giorgio Merletti “il merito è degli artigiani del cibo se i nostri prodotti alimentari piacciono tanto in Italia e nel mondo, anche perché è sempre più apprezzata la qualità tipica delle nostre imprese del settore alimentare, con 43.374 imprese specialmente quelle specializzate nella pasticceria, che da lavoro a 154.904 addetti, con un patrimonio economico e di tradizione culturale che va costantemente difeso e valorizzato”.
Scorrendo la classifica delle regioni, in percentuale il maggiore aumento di export alimentare va al Veneto che fa la parte del leone, tenuto conto che il felino non è solo il simbolo impresso sul vessillo che contraddistingue la Serenissima, con il +6,1% nei primi nove mesi del 2016. Seguono il Trentino Alto Adige +5,8% e la Lombardia +3,5%. La capitale invece guida la classifica delle province italiane, dove nel 2016 è cresciuto di più l’export di prodotti alimentari. I quali, nonostante le criticità e le vicissitudini che si registrano sul mercato, indicano come l’Italia è sempre più competitiva in questo settore, il che ci porta in vetta, anche se “lo straniero” avanza, soprattutto quello proveniente dai mercati orientali. Primato che fa guardare al futuro con fiducia anche perché non siamo solo il Paese della cultura, ma quello dalla genuinità dei prodotti che, uniti alla tradizione, fa sì che i sapori nazionali sono inconfondibili e genuini non mistificati con ingredienti e condimenti che ne alterano le caratteristiche sia organolettiche sia gustative.
Massimo Dalla Torre