Mancano ventiquattro giorni a Natale, compresa la vigilia, dove è usanza allestire pranzi e cene per onorare la festa più attesa, almeno dagli Italiani, popolo attento alla tradizione ma soprattutto alla buona tavola, il che non è poco. Festività e tradizione che fanno si che i prezzi dei prodotti tipici che caratterizzano questo periodo dell’anno già da settimane presenti nei negozi e sugli scaffali dei supermercati appaiono in questo scorcio di 2016 stabili rispetto allo scorso anno. Ad affermarlo è il Codacons, che, ha monitorato i listini al dettaglio di alcuni beni classici del Natale nelle principali città italiane. A fare da padrone per il prezzo non rialzato e di conseguenza alla portata di tutti è ancora una volta “il panettun’” nato alla corte di Ludovico il Moro per un errore di cottura del pane da parte del cuoco Toni, ecco il perché del nome (pane-Toni) cui fa da corollario l’allestimento dell’albero altro simbolo della trazione che però, non ha avuto i natali nel nostro Paese, bensì nel Nord dell’Europa, anche perché gli Italiani e i meridionali in particolare immedesimano il Natale con il presepe, simbolo indiscusso della natività. Tornando “a bomba” sul panettone gli italiani risparmieranno il 2,3% in meno rispetto agli anni addietro. In questo modo si potrà assaporare il classico dolce farcito con uvetta e canditi o creme varie senza dover svuotare eccessivamente il portafoglio. Spesa contenuta anche per gli alberi di tutte le forme, altezze e tipologie, dove si registra un risparmio del (-2,9%), per i sintetici e un (-2,17) per quelli veri che però saranno accesi solo dal 35% delle famiglie sempre più green, ossia rispettosi della natura.
Stabili anche i listini per palline, luci e decorazioni varie. In linea generale – spiega il Codacons – i prezzi dei beni tipici del Natale non sono caratterizzati da particolari rincari così come registrato nel passato, anche se non basterà a salvare i consumi natalizi, che complessivamente subiranno una leggera flessione con un segno meno che in percentuale, si traduce in un -2%. Di tutt’altro segno, invece, la spesa per gli alimenti, tant’è che sia per il pranzo sia per il cenone non si baderà al risparmio con una previsione si spesa di oltre 2,8 miliardi di euro. Cifre e soprattutto percentuali che indicano che, nonostante la crisi, che costringe a fare i conti non sempre favorevoli, tanto da festeggiare in tono minore. Una “diminuzio” che agli abitanti dello stivale per antonomasia poco interessa perché il Natale è sempre il Natale come indicano gli slogan e la pubblicità che fa si che il mercato è sempre più altalenante e di conseguenza sotto certi aspetti, di non poco conto, accettabile da chi crede sia nella nascita del salvatore del mondo sia all’arrivo del vecchietto che vestito di rosso a bordo della slitta trainata dalle renne regala, anche se per poco tempo, gioia e felicità.
Massimo Dalla Torre