Il Molise sta agonizzando da anni, vittima di una tossina che inala con regolarità e spesso purtroppo con compiacimento: il clientelismo. Si sta annullando, da circa due decenni, la propria storia e cultura millenaria. Noi molisani stiamo inabissandoci nei fondali più profondi dell’indifferenza e della colpevole complicità. Sono convinto di vivere in una bellissima regione che ha ancora tantissime potenzialità, purtroppo assisto sconcertato alla lenta degenerazione morale della classe dirigente locale (le cronache giudiziarie più recenti confermano il mio assunto). Il Molise – come il resto d’Italia – è pervaso dal clientelismo, dall’incompetenza, dall’arroganza, dalla frode, dalla prevaricazione, dalla corruzione. Molti di questi vocaboli sono sconosciuti ai non italiani: ad esempio il termine “raccomandazione” è assolutamente sconosciuto in quasi tutti i Paesi europei e anglosassoni. In una regione che realmente voglia cambiare è impensabile che il sistema del reclutamento del personale, o peggio l’avanzamento di carriera in amministrazioni pubbliche e private, persino nelle carriere para-scolastiche, non sia quello meritocratico o della competenza, ma solo quello di essere figlio di, amico di, oppure di averla data al capo ufficio di turno. Negli ultimi anni personalmente ho visto pubblici amministratori e sindacalisti formare e preparare schiere di raccomandati (parenti e amici) e spargerli in tutti i rivoli delle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e nei consigli di amministrazioni di aziende e società pubbliche e private: li vediamo candidarsi a qualsiasi competizione elettorale e quindi sedere nelle poltrone di comando anche se non eletti. Vediamo gli inetti più incapaci fare i consulenti e non si capisce né di chi, né di cosa. Ormai l’unica selezione meritocratica è quella basata sull’inettitudine: meno capisci più carriera farai. Da un’analisi dei dati regionali, a tutti accessibili, ci sono dirigenti di servizio (privi dei titoli oggi ritenuti indispensabili) ai quali personalmente non affiderei un centesimo di euro. La regione si trova ad essere gestita da persone che si genuflettono al nuovo padrone di turno. Essere arrivista, speculatore e contrarre interessi privati e personali con la cosa pubblica è la regola aurea da seguire.
A detta della Corte dei Conti molisana (relazione anno giudiziario 2014) corruzione, evasione fiscale e danni erariali sono all’ordine del giorno. Per vari motivi assolutamente legali, si archivia sempre tutto. Anche il sistema industriale fa acqua da tutte le parti: non s’investe più, sono fallite e morte già da anni le principali realtà produttive molisane (Gam, Itierre, Zuccherificio). Un indotto di persone che sulla carta non esiste. L’investimento delle imprese, in tecnologie ed in risorse umane è al minimo, se non del tutto inesistente. La vocazione rurale e lo stretto legame al territorio sono l’unica grande risorsa del nostro bel Molise, una terra incantevole sotto il profilo paesaggistico e turistico. Abbiamo mare colline e montagne invidiabili con inestimabili tesori artistici ed archeologici, con rocche, castelli e borghi tutti da scoprire ed apprezzare nella loro semplice purezza. L’agricoltura, e le produzioni eno-gastronomiche sono il simbolo della fierezza contadina. Vini tra i migliori al mondo, e piatti che spaziano dai frutti del mare, al pesce d’adriatico, dalle tradizioni contadine, ai piatti raffinati. Nulla manca al Molise sulla carta e nella realtà. Alla nostra amata terra non resta che curare una metastasi diffusa di diversi tumori: corruzione, clientelismo, incapacità, incompetenza ed arroganza. Nonostante tutto sono ancora fiducioso che possiamo farcela traendo la forza dall’animo per reagire dai nostri antenati sanniti. Forza e coraggio!
Vincenzo Musacchio, Direttore della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise