La notte stellata che non dimenticheremo mai. Migliaia di persone hanno fatto da cornice a una serata storica. Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, insieme a Patrizia Manzo, Nick Di Michele e tanti altri, sul palco di piazza Duomo a Termoli hanno scaldato i loro cuori. Tutti uniti nel dire NO alla riforma costituzionale. Un monito a Renzi, ma anche a Frattura.
Mille immagini da ricordare, mille sensazioni, mille emozioni, ma una sola certezza: in Italia sta accadendo qualcosa di speciale, qualcosa di nuovo, a prescindere dall’inclinazione politica. Sabato 20 agosto a Termoli ha fatto tappa il tour “Costituzione coast to coast”, l’iniziativa pensata da Alessandro Di Battista per spiegare in piazza le ragioni del NO alla riforma costituzionale voluta da Renzi e company.
Non un semplice comizio politico. Sul palco, con Dibba, c’erano Beppe Grillo e Luigi Di Maio, insieme a portavoce in di vari Comuni, portavoce di Regioni diverse, parlamentari ed europarlamentari. Ecco la prima novità: il senso di comunità. Una comunità che si ritrova ogni volta che c’è da combattere per qualcosa che riguarda tutti.
A far gli onori di casa sono stati Nick Di Michele, portavoce al Comune di Termoli e Patrizia Manzo, portavoce in Consiglio regionale. Tanti i loro riferimenti a questioni locali e nazionali, senza tacere la battaglia per l’assurdo tunnel voluto dalla giunta comunale.
La nostra Patrizia ha ricordato il “referendum negato che poteva far decidere ai termolesi se volere o no il tunnel, contro il quale erano state raccolte oltre 3mila firme”. E ha aggiunto: “Ora si inventano un dibattito pubblico che è una farsa”.
Patrizia è poi passata al referendum: “Non era questo il momento di parlarne, ci sono circa 11 milioni di italiani che non sanno ancora come curarsi”. Inoltre “dicono che con la riforma hanno introdotto nuovi referendum, ma per richiederli hanno alzato il quorum e per attuarli servirà una legge che non faranno mai. Ci dicono che la riforma servirà ad abbattere i costi della politica. Non è vero. I costi si abbattono in altro modo, ad esempio in tre anni e mezzo io e il mio collega Antonio Federico abbiamo rinunciato a 400mila euro di rimborsi”.
Nick Di Michele ha lanciato i tantissimi ospiti presenti e ha poi annunciato l’arrivo di tre persone “che ci hanno ridato l’orgoglio di essere italiani”. Dopo gli interventi di deputati ed eurodeputati sono arrivati Beppe, Luigi e Alessandro, in scooter, come promesso. Ad accoglierli il grido “onestà” scandito più volte.
Ancor più da quel momento è stata lampante la differenza tra il MoVimento 5 Stelle e gli altri. Ora i simboli della rivoluzione possono anche essere un motorino, un casco, il pettine usato da Beppe appena arrivato, finanche una cassetta di fichi come quella regalata ai tre dalla mamma di un attivista. Sta anche nella semplicità la cifra del cambiamento in atto.
Ha cominciato Di Maio: “È un’onda che monta sempre più. È incredibile. Riempiamo le piazze e ci censurano. Sulla riforma vi stanno fregando. In questa riforma l’unica cosa sicura sono i loro privilegi. Verificate cosa c’è scritto nella riforma non ascoltate ciò che vi dicono. Si dice che i problemi dell’Italia saranno risolti dal nuovo Senato in cui siederanno consiglieri regionali e sindaci con l’immunità parlamentare. A loro dovremo chiedere di togliersi l’immunità, ma non lo faranno mai.
Noi vogliamo rifondare l’Italia sul merito, perché se accanto al lavoro che dà lo Stato non c’è merito, allora è clientelismo. Dobbiamo migliorare il Paese. Per farlo dobbiamo togliere le iniquità sociali, quindi partiamo dai politici. Se un uomo qualunque che sbaglia va in galera, anche un politico che sbaglia deve andarci. Se passa il sì non potremo più togliere loro l’immunità. Altro punto: voi vogliamo limitare il fenomeno dei voltagabbana: il governo Renzi si regge sull’appoggio di partiti che sulla scheda elettorale del 2013 non c’erano.
Anche noi vogliamo modificare la Costituzione, ma non vogliamo renderla immodificabile nelle parti che danno privilegi alla politica. Si sono inventati un Senato che non eleggerete e che dovrà autorizzare il governo a modificare la Costituzione. Assurdo. Il mondo ci osserva: dobbiamo coinvolgere le migliori energie del Paese e dobbiamo cominciare da questa campagna. Svegliamoci dall’incantesimo per cui ci hanno detto che per rilanciare il Paese serve la riforma costituzionale”.
Poi è toccato a Di Battista: “Mesi fa ho pensato: o passiamo l’estate a lamentarci, a scrivere su Facebook che è una vergogna o ci rimbocchiamo le maniche, magari giriamo l’Italia per spiegare le ragioni del No al referendum. Questo non è un comizio politico, è una piazza di riscatto, di cittadini che non abbassano più la testa. Entriamo nell’ottica che con competenza, dedizione, con lo studio e l’umiltà possiamo cambiare questo Paese.
Ho sentito il bisogno di uscire dal ‘Palazzo’ che è fatto per staccarti dalla realtà. La corruzione parte dalla testa e arriva al portafogli. Se ti stacchi dalla realtà e ti senti migliore dei cittadini, cominci a corromperti e forse sbagliamo anche noi quando trattiamo i parlamentari come grandi personaggi, invece sono semplici dipendenti del popolo italiano. I privilegi sono come la droga, per questo noi giriamo le piazze senza intermediari, senza barriere, senza scorta. Se fossero venuti Renzi o la Boschi sarebbe pieno di forze dell’ordine. Stasera ci sono solo tre poliziotti e tre carabinieri perché loro sanno che quando si riunisce un popolo del genere i ladri sono altrove.
Questa è una marea che fa paura al potere costituito. Ogni persona presente in piazza è una goccia di sudore sulla fronte di Renzi. Insieme siamo una potenza. L’argomento principale per l’appoggio alla riforma è velocizzare l’iter legislativo, ma in Italia non ci sono troppe leggi, ma troppe leggi fatte male perché ad esempio le leggi sulla trasparenza del settore bancario le fanno i banchieri, quelle sull’ambiente le fa chi inquina, quelle sul conflitto d’interessi le fa chi ha conflitti d’interesse, le leggi anticorruzione le fanno i corrotti. Non possiamo permettere a questo governo di cambiare la Costituzione. È vero che tolgono alcuni senatori, ma di fatto ci tolgono il diritto a votarli”. Poi la chiusura: “A me non interessa la carriera politica ma quella come essere umano. È l’estate più bella della mia vita perché mi sto stancando ma sto incontrando tanta gente che non molla. Preferisco un cittadino che non vota 5 Stelle ma ci aiuta in un progetto ad un elettore che poi incrocia le braccia e resta a guardare”.
Infine lo show di Beppe e la satira, a tratti l’allucinazione, si fa cifra essenziale del pensiero politico. “Ormai possiamo decidere solo in base al nostro livello di rabbia. Se siete qua siete dei disadattati, dei falliti. Io sono il più fallito anzi non so più chi sono, forse sono come una prostituta che si aggira in un mondo senza marciapiedi. Questo Movimento è un’arca per i disgraziati nella quale vi abbiamo fatto entrare pian piano”.
Poi Beppe che duetta col pubblico, che scherza con la Curia citando la proposta M5S sull’Imu del Vaticano e Beppe che ricorda Gianroberto Casaleggio: “Non voglio essere ateo per l’amor di Dio. Anch’io voglio immolarmi per voi come Gesù, perché rinasco. Sono alla mia quarta vita. Il Movimento è un’idea, anzi una sensazione avuta incontrando una persona che era il mio opposto, ma che aveva etica, onestà intellettuale e con la quale abbiamo deciso di fare qualcosa per gli altri. Questo non è andato giù a nessuno perché in questo mondo nessuno ha creduto che un comico e un manager potessero fare qualcosa senza un ritorno economico. Siamo andati avanti e siamo nati il giorno di San Francesco, poi questo papa ci ha rubato tutto il programma! Oggi, con questo governo, il concetto di democrazia non vuol dire più nulla. Oggi la forma più pura e alta di politica è quella di dire NO, non solo NO alla finanza e alle banche, ma dire No nel cuore e nella mente, dire NO quando vi offrono un lavoro che non sapete fare; NO a una tangente. È questo il cambiamento”.
Il gran finale è stato affidato allo stesso Beppe, a Luigi e Alessandro che si sono lasciati cadere all’indietro presi dalla gente. Loro si fidano dei cittadini, non ne hanno paura a differenza di tutti gli altri politici. Anche quel tuffo all’indietro è simbolo del cambiamento: siamo di fronte al nuovo, un “salto nel buio” che però non fa paura, perché se si resta uniti sappiamo che atterreremo in piedi. Di Maio nel suo intervento ha tracciato la rotta: “Resistiamo un anno, al massimo un anno e mezzo, arriviamo alle Politiche, mandiamoli a casa e andiamo al governo”. Prima però c’è il Referendum. Noi diremo NO. Da ieri ne siamo ancora più convinti.