Le Istituzioni democratiche hanno Regole da osservare, Statuti da rispettare e Leggi a cui attenersi, distinguendo le funzioni amministrative di funzionari e dirigenti, dalle responsabilità politiche degli amministratori pro-tempore. La certezza del diritto, la trasparenza degli atti, la pubblicazione dei provvedimenti in tempo reale e l’efficienza della Pubblica Amministrazione, poggiano su Istituzioni Autorevoli, credibili, organizzate e capaci di svolgere i propri doveri ponendosi a servizio dei cittadini. Le vicissitudini imposte dal sistema maggioritario nell’ultimo ventennio hanno alimentato la concentrazione di potere in Organi Monocratici che si sono ritrovati ad agire con controlli sempre più flebili e Organi Assembleari sempre più deboli. E’ stato un errore abrogare i comitati di controllo sugli atti dei comuni e delle regioni, superare le verifiche dei Commissari di Governo, smantellare la rete dei Segretari Comunali incardinati nel Ministero dell’Interno, e consegnare nelle mani dei vertici monocratici istituzionali la potestà di scegliersi i propri controllori e/o di sostituirli, trasferirli, commissariarli o nominarli ad interim su più postazioni. Lo scardinamento del sistema proporzionale mosse i primi passi dai Referendum di Mario Segni agli inizi degli anni novanta e venne agevolato dalla crisi della Prima Repubblica che implose sotto i colpi dell’inchiesta Mani Pulite. Le riforme degli anni successivi portarono all’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Province e Regioni, e a queste figure monocratiche vennero subordinati i Consigli Comunali, Provinciali e Regionali con uno spostamento della sovranità popolare dagli Organi Assembleari ad Organi Monocratici. La politica nella Seconda Repubblica si è piegata al nuovo modello istituzionale e non ha avuto più necessità di tenere in vita partiti strutturati sul territorio, autorevoli e rappresentativi, per la banale motivazione che non servivano più a tenere vivo il rapporto democratico tra cittadini ed istituzioni. Consegnato il potere nelle mani di un uomo solo al comando, e cancellati i controlli sovra-ordinati, non c’è stato più bisogno di partiti pesanti di stampo ottocentesco, in cui discutere, proporre, ascoltarsi reciprocamente e poi fare sintesi. Bastano partiti leggeri sempre più simili a comitati elettorali permanenti che hanno il compito prima di conquistare e quindi di mantenere un vertice apicale istituzionale. Il programma da realizzare e su cui misurarsi e chiedere il consenso non c’è più. L’obiettivo ultimo nella sua aridità estrema è la gestione del potere per il potere, e tutto viene finalizzato a questo scopo. Le regole non scritte del funzionamento delle Istituzioni nella stagione del maggioritario sono note, e tra gli altri effetti nefasti hanno svilito le funzioni dei Consigli Comunali, Provinciali e Regionali, a luoghi di ratifica ex-post di scelte assunte in altre sedi. Contro questa devastazione culturale della democrazia si sono pronunciati il 60% degli elettori il 4 dicembre con 20 milioni di cittadini italiani che hanno bocciato la Seconda Repubblica e hanno chiesto di restituire potere al Parlamento, ai Consigli e ai Partiti strutturati e rappresentativi. In Molise le notizie stentano ad arrivare per via delle cattive vie di comunicazione, ma la prospettiva futura da ricostruire, anche sul nostro territorio, sarà quella di Istituzioni democratiche che sappiano assolvere ai propri doveri ponendosi al servizio dei cittadini.
Michele Petraroia