*rubrica a cura di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo
Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Pultroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano.
Michael “Mikey” Coccio eroico soldato molisano, con la divisa degli Stati Uniti, durante la Seconda Guerra Mondiale. I suoi genitori erano emigranti arrivati in America da Bonefro in provincia di Campobasso.
Se uno si recasse a visitare il “Henri-Chapelle American Cemetery and Memorial” in Belgio , tra le 7.897 croci bianche di soldati americani caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, ne troverebbe una con la scritta “Michael Coccio – PVT 60 Inf. – 9 Div. – Rhode Island – Oct. 15 1944”. Ma chi era questo povero ragazzo e quali erano le sue origini ?
Michael “Mikey” Coccio nacque a Providence nel Rhode Island, il 19 marzo del 1921, da Onofrio Coccio e Rosina Tavone. Il padre (il vero cognome Coccia) era nato a Bonefro (CB) il 26 luglio del 1894 da Michele e Lucia Campanelli entrambi contadini. La madre era nata a Providence nel Rhode Island, l’8 febbraio del 1899, da Giuseppe Tavano e Maria Campanelli entrambi emigrati da Bonefro. Onofrio e Rosina oltre Michael “Mikey” ebbero altri sette figli. Onofrio morì nel 1970 mentre Rosina morì nel 1950.
Michael “Mikey” Coccio allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu inquadrato nel 9th Infantry Division (“Old Reliables”). Raggiunse il 1 agosto del 1940 “Fort Bragg” nel North Carolina. Alla fine del 1942 partì per l’Europa destinazione zona di Guerra. Michael “Mikey” Coccio mostrò, da subito, straordinarie doti di coraggio e sprezzo del pericolo.
Poi si trovò con la sua Divisione a combattere una delle più cruente e feroci vicende di guerra la “ Battle of Hürtgen Forest “ (“ Battaglia della foresta di Hürtgen) lo scontro più duraturo combattuto sul suolo germanico durante l’intero conflitto e la battaglia più lunga mai combattuta dall’esercito statunitense in tutta la sua storia. Il 15 ottobre del 1944 la battaglia divenne drammaticamente brutale e spietata.
Michael “Mikey” Coccio si offrì volontario per una difficile missione e purtroppo vi trovò la morte. I suoi commilitoni che tornarono al campo ne tratteggiarono il valore spinto fino all’eroismo. A Michael “Mikey” Coccio fu assegnata “alla memoria” la “Purple Heart” (decorazione delle forze armate statunitensi assegnata in nome del Presidente degli Stati Uniti a coloro feriti o uccisi in servizio nelle forze armate).
In quel cimitero che possiede un grande significato storico riposa questo coraggioso figlio del Molise.
Bonefro (CB): I primi abitanti risalgono al periodo longobardo (fine IX – inizio X secolo) anche se sono stati trovati resti appartenenti ad epoche precedenti. Tuttavia la prima base certa della sua esistenza si trova in un documento scritto nel 1049, con la denominazione di Binifri (dal latino Vinifer) ovvero terra dove si produce vino. La tradizione associa la nascita del borgo a dei pellegrini diretti nelle Puglie e partiti da Venafro, i quali, arrivati in questa terra, vennero assaliti dai briganti e gli uomini divennero pietre e le donne colombe. Vennero assaliti nei pressi della “chajedonne”, “il pianto delle donne”.
Rilevanza storico – turistica degli edifici.
-La chiesa di Santa Maria delle Rose edificata nel periodo romanico (secoli XII-XIII) e ristrutturata da mons. Tria nel 1731. La chiesa è di origine romanica, trasformata in stile barocco, presenta oggi una facciata completamente ricostruita nel 1853. L’interno è suddiviso in tre navate, che culminano su un pregevole altare maggiore in marmi bianchi e policromi con intarsi, bassorilievi e altorilievi. È uno dei più importanti altari della diocesi di Larino. ( approfondimento arch. Franco Valente)
http://www.francovalente.it/2013/06/02/da-napoli-a-bonefro-passando-per-lo-stretto-di-messina-il-lungo-viaggio-dellaltare-di-s-maria-della-rosa/
All’interno è conservata una statua lignea dello scultore campobassano Paolo Saverio Di Zinno; di scuola napoletana sono invece le tele presenti nel coro quali la Madonna del Rosario, Cristo Morto e la Madonna con il Bambino. Notevole è un ostensorio del 1740 in argento cesellato, realizzato da un artista napoletano.
-Il Castello longobardo . La prima costruzione del Castello ( o Palazzo baronale ) situato a margine del primo nucleo edificato, presumibilmente risale al periodo longobardo. L’attuale Castello fu probabilmente riedificato e ampliato, sopra il precedente edificio, dal periodo normanno a quello aragonese. Le ultime trasformazioni planimetriche, risalgono quasi sicuramente al 1400, quando l’edificio ha assunto la configurazione attuale corrispondente alloschema aragonese diffuso in tutto il Mezzogiorno. Attualmente il Castello presenta tre torri, in parte cilindriche e in parte a scarpata e un quarta torre completamente cilindrica e di dimensioni più ridotte,in prossimità dell’ingresso principale alla chiesa di S. Maria delle Rose.
-Il Museo Etnografico. Il museo fu inagurato ufficialmente nell’agosto del 1991 per l’iniziativa di uno storico locale, il prof. Michele Colabella che, usufruendo anche dell’aiuto di un progetto del Comune ha provveduto a reperire, schedare e sistemare i pezzi nelle sale messe a disposizione dal Comune. Attualmente custodisce olte 2000 pezzi, collocati nel Convento di S. Maria delle Grazie di recente ristrutturazione, in quanto il complesso presenta allo stato attuale una distribuzione interna che ben si presta come sede definitiva per l’istituzione museale e, dato il gran numero di sale disponibili, ad un vero e proprio centro polifunzionale. Il ricco materiale viene apprezzato per la sua completezza, in quanto spazia sull’intero ciclo della vita umana e su tutte le tipiche attività lavorative locali.
-La Fontana della Terra. La fontana, costruita nel 1771 con il contributo della popolazione, è sempre stata uno dei monumenti più significativi del paese e ne costituisce tuttora l’emblema. E’ realizzata in pietra da taglio ed è composta da sei fornici ad archi lobati con interposte evidenti paraste alla cui sommità c’è una marcata trabeazione. Al di sopra di quest’ultima c’è un magnifico frontone sormontato da fregi e pinnacoli di rimarchevole fattura. La fontana della Terra è anche detta della Salute. Fu restaurata nel 1816.
*Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
*Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di storia, usi e costumi medioevali e ricercatrice di tradizioni popolari molisane