*rubrica a cura di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo
Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Pultroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano.
Antonio Raimondi (ma all’atto di nascita risulta, chiaramente, il cognome Raimondo) nacque a Montorio nei Frentani, il 23 giugno del 1885, da Pasquale (“agricoltore”) e Caterina Maria Bucci (“donna di casa”). L’atto fu registrato dinanzi al sindaco di allora Francesco Giovannelli. Da piccolo, Antonio, mostrò da subito una straordinaria propensione per la musica. Fu un sacerdote a convincere i suoi genitori a favorire questa passione. Così Antonio fu mandato a studiare al “Liceo Musicale Rossini” di Pesaro. In seguito, per perfezionarsi con il “clarinetto”, andò al Conservatorio” di Schaffhausen in Svizzera. Successivamente al 1910 lo troviamo con l’appena fondata “Unione Orchestrale Italiana”.
Poi lo sbarco in America. Qui, dopo alcune esperienze con importanti Orchestre, entrò nella mitica “Los Angeles Philharmonic Orchestra”. Era il 1916 e con questa Orchestra rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Ritenuto, da tutti, un dei migliori clarinettisti. Fu anche insegnante di clarinetto presso la “ University of Southern” in California. Nel corso degli anni, anche privatamente, preparò numerosissimi allievi, alcuni dei quali, poi divenuti importanti clarinettisti. Tra questi Mitchell Lurie, uno dei più prestigiosi, che amava sempre ricordare l’incontro con Raimondi: ” in assoluto il miglior insegnante di clarinetto”. Due incontri, tra i tanti, li ritenne fondamentali. Il primo, nel 1933, quando fu chiamato a dirigere la “Los Angeles Philharmonic Orchestra” il grande Otto Klemperer (ebreo venuto via dalla Germania).
Questi rimase incantato da come Raimondi suonava il clarinetto. La seconda, nel 1939, quando incontrò e suonò per il grande Arturo Toscanini. Raimondi partecipò innumerevoli volte allo straordinario evento del “Hollywood Bowl”. Un anfiteatro situato nell’area di Los Angeles inaugurato nel 1922 dinanzi a 50.000 spettatori. E in quella occasione il primo clarinetto fu lui: Antonio Raimondi. Su questo evento, ritenuto irripetibile, fu più volte negli anni intervistato da giornali e televisioni. Antonio Raimondi morì nel 1961.
Montorio nei Frentani
Il paese di origini antichissime apparteneva alla contea di Larino e successivamente a quella di Loritello nel periodo normanno.Montorio entrò a far parte della Contea di Molise e fu feudo dei De Molisio fino al secolo XIII. Il paese si divide tradizionalmente fra Terra Vecchia (o Rocca) e Borgo Murato. Sono ancora visibili torri e porte di accesso, purtroppo segnate dagli sfregi del terremoto. Le porte principali sono: Porta Falsa, Porta San Pietro (o Magliano), Porta Larino (o San Sebastiano).
Il borgo antico si caratterizza anche per le sue fontane, che un tempo servivano per l’approvvigionamento dell’acqua: Fonte Vacchia, Fonte Trocche, Fonte San Michele, Fonte San Mauro, Fonte San Marco.
Monumenti:
Chiesa dell’Assunta
Costruita come chiesa normanna, fu fondata nuovamente nel 1738; dopo che il terremoto del 1656 aveva ridotto le tre navate in una sola. La chiesa, definita dal Tria “una delle più belle e distinte chiese della Diocesi” presenta l’interno, oggi diviso in tre navate, con pianta basilicale.
La sobria facciata ha un portale con cornice classicheggiante, affiancata da una poderosa torre come campanile. Pregevole l’organo tripartito del 1779, le cui canne sono inquadrate tra motivi ornamentali. Nella chiesa sono conservate diverse opere d’arte, tra cui quattro tele e dodici medaglioni su tela di Paolo Gamba e un dipinto di Antonio Solaro, detto lo Zingaro. Le tele di Gamba rappresentano “l’Immacolata Concezione”, “l’Addolorata”, la “Madonna del Purgatorio” e la “Sacra Famiglia”; nei medaglioni sono raffigurati a mezzo busto i quattro Evangelisti e quattro Profeti. Della primitiva chiesa rimane l’acquasantiera, composta da parti di varia provenienza.
Chiesa di Santa Maria del Carmine
È una piccola cappella fondata forse agli inizi del secolo XIX, e certamente non anteriormente alla seconda metà del secolo XVIII, non essendo menzionata dal Mons. Tria. La cappella, quando il paese era cintato da mura, era collocata immediatamente fuori dall’abitato in prossimità della porta di S.Sebastiano sulla strada che portava a Larino. Era stata edificata in onore di S.Sebastiano Martire. Successivamente fu dedicata alla Madonna del Carmelo. È sede della omonima Confraternita.
Palazzo nobile Magliano
In origine forse il castello, il palazzo fu completato dopo la ricostruzione del terremoto del XVII secolo. La possente struttura ha muratura a scarpa, pianta rettangolare con ingresso scandito da un portale con due colonne doriche.Palazzo Magliano, oggi casa privata, è un modello di abitazione nobiliare di origine medievale, poi trasformato nel corso dei secoli. Non è possibile risalire con certezza alla data di edificazione del palazzo Magliano, in quanto l’unico documento è un’iscrizione in latino posta sull’architrave della porta d’ingresso, che reca la data del 1737, riferibile a una delle ricostruzioni che sicuramente hanno interessato l’edificio.La funzione difensiva che l’edificio ha avuto in passato è testimoniata dal fatto che il palazzo è stato costruito sulle antiche mura di cinta di Montorio nei Frentani. Le mura includono anche “Porta Caticchio”, una tra le più antiche e caratteristiche porte di Il palazzo prende il nome da Domenico Magliano, presente a Montorio già dal 1714 e appartenente ad una delle famiglie più illustri dell’epoca, residenti nella Terra Vecchia. L’iscrizione datata 1737 è probabilmente relativa a interventi di ristrutturazione o ricostruzione curati dalla famiglia Magliano quando prese possesso del palazzo.
Porte e fontane:
Sotto l’aspetto urbanistico-monumentale, l’abitato è costituito dalla Terra Vecchia o Rocca e dal Borgo Murato, muniti di torri e porte di accesso, ancora visibili ma che mostrano indelebili ferite di un recente rovinoso sisma. Di queste, le più importanti sono: Porta Falsa, Porta S.Pietro o Magliano, Porta Larino o S. Sebastiano.
Fonte VecchiaFonte Vecchia
Nei quattro punti cardinali del paese sono dislocate delle fontane: Fonte Vacchia, Fonte Trocche, Fonte San Michele, San Mauro, San Marco costruite in passato per approvvigionare di acqua la popolazione.
Porta urbica è l’unico elemento medievale del centro: la porta è stata costruita nel XIII secolo con arcata a sesto acuto.
La “Los Angeles Philharmonic Orchestra”, con Antonio Raimondi, all’ Hollywood Bowl.
*Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
*Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di storia, usi e costumi medioevali e ricercatrice di tradizioni popolari molisane