Dopo il 21 novembre Michele Iorio richiama la stampa per esprimere le proprie considerazioni sull’andamento della politica molisana passando all’esame la situazione in cui versa la Gam e la filiera avicola regionale. “Non potevo non intervenire su quanto sta accadendo a Boiano, in una delle aziende più rappresentative della nostra regione. Una cosa da cui far partire il ragionamento è la reale potenzialità che un azienda ha all’interno di un mercato. La prima analisi da cui appunto iniziare è proprio vedere se esiste la possibilità di rilancio di un’attività imprenditoriale, qualunque essa sia.Per la storia che ha e per la tipologia di produzione la Gam ha sicuramente mercato ed ha la possibilità di ampliarlo.
La regione, dopo aver fatto una prima privatizzazione, successivamente alla crisi di Arena, decise per volontà dell’intero consiglio regionale di intervenire con più forza attraverso un intervento pubblico e per riposizionarla sul mercato. Un intervento che non fosse solo finanziario ma che rappresentasse anche una manovra strutturale, non limitandosi ad una semplice iniezione di denaro ma acquisendo proprietà di immobile ed attrezzature. Un’azione conclusa in parte, con acquisizione di allevamento ed attrezzature e la trasformazione in Solagrital di tutto il pianeta ex- Arena.
Non abbiamo fatto in tempo a concludere l’acquisto delle mura perché il mutuo per acquistare le strutture murarie trovò un ostacolo nelle banche che non ci consentirono di aprire tale linea di credito ma che comunque la regione aveva anche coperto con i propri impegni. Comunque, per il completamento dello stato di proprietà ” regionale, bisogna portare a termine questo iter”.
“Tutto ciò di cui sto parlando – continua Michele Iorio – rientra in una delibera di giunta regionale, all’epoca esposta all’aula del Consiglio Regionale dall’attuale assessore Scarabeo. Ci affidammo all’epoca anche ad una grande società che si occupa di ristrutturazioni, la Delayed, che ci fornì un piano che condividemmo anche con allevatori, trasportatori e sindacati. Il piano prevedeva almeno un anno di forti perdite previste da assorbire negli anni successivi. Lo schema che ci eravamo previsti era rilanciare e privatizzare. Dovevamo mettere l’azienda in condizioni di essere appetibile sul mercato, altrimenti nessun privato sarebbe stato interessato ad un eventuale acquisto.Fino a quando sono stato Presidente abbiamo impegnato dei soldi per salvare l’ azienda che ha sempre lavorato, recuperando clienti e raggiungendo una produzione di circa 400.000 polli/settimana.
Nonostante pagavamo prezzi di produzione alti e si vivevano carenze strutturali, pian piano si stava intravedendo la possibilità di una ripresa. Questa la situazione lasciata all’attuale giunta regionale. Una cosa era certa a tutti: saltare cicli, fermare la produzione avrebbe procurato gravissimi danni alla validità economica dell’azienda. Proprio per scongiurare il fermo la regione interveniva di volta in volta con un intervento, ma fino ad allora tutti hanno sempre lavorato. Dopo le elezioni, invece, tanto discredito a cosa fatta fino a quel giorno, a partire da chi aveva caldeggiato tali azioni, a partire da Scarabeo stesso”.
“Avrei potuto capire un cambio ai vertici amministrativi, – incalza Iorio – ma non un tale scostamento del piano Delayed, che in 9 mesi ha portato ad una produzione di 20.000 polli a settimana, da 400.000. In questi mesi di paralisi si è intervenuto su nulla, assistiamo al degrado ed alla chiusura di un ‘azienda che nel frattempo ha procurato un debito che risulterà certamente elevatissimo. Oggi la Gam non vale più nulla ed i produttori sono andati altrove, passando da 170 allevatori a scarsi 10. Ciò significa che chi è andato via, avrà anche sottoscritto contratti con aziende competitori sul mercato, creando un ulteriore aggravio della situazione. Gli operai e la produzione delle carni invece sono rimasti fermi e qualora si dovesse ripartire bisogna sperare che gli allevatori disdicano i contratti attuali, cosa poco probabile. In questa fase, la massima aspirazione della Giunta Regionale è la cassa integrazione che non lascia ben sperare per ciò che riguarda il futuro dell’azienda considerato che poi gli avventizi non potranno avere neanche quella.
Frattura, invece, pensa solo a dire che abbiamo speso troppo e propone una cooperativa, amio parere di difficile realizzazione, anche perché si tratta di un azienda che non è neanche di proprietà.Quando poi si parla di finanziamento con il PSR o di fondi europei per ristrutturare, bisogna tener conto che anche il privato deve intervenire con un cofinanziamento. E sulle somme di cui si parla, sembrerebbe necessario un finanziamento di una decina di milioni di euro.La cooperazione, che non è neanche sbagliata del tutto, comunque presenta difficoltà di partenza elevate, proprio a causa della necessità di un grande investimento privato.Ci sarebbe piaciuto recuperare il marchio Arena, ma nessuno se ne è preoccupato perché non si è guardato mai a questa azienda con il fine di trovare una soluzione.
Non vedo ad oggi una proposta credibile su cui lavorare e per trovare soluzioni anche tutti insieme. Quelle che si sentono non sono né in cielo e nè in terra e quando Scarabeo affermava “non metteremo un euro in questa azienda” magari strappando qualche applauso,” non comprendeva che noi finanziavano una azienda che fatturava fino a 100 milioni di euro, che dava lavoro a trecento lavoratori e cento avventizi, con 170 allevatori e 50 trasportatori. 16 milioni euro annui di stipendi pagati, i produttori di polli venivano pagati 15 milioni, mentre 5 milioni andavano nelle tasche dei trasportatori e 2 milioni in quelle degli artigiani.Un indotto annuo di 38 milioni che l’azienda dava al territorio.Dare 5 milioni che hanno creato scalpore, significava creare tutto questo.Oggi con 5 milioni ci si paga solo la cassa integrazione, perdendo tutto l’indotto.Occorre una proposta seria, motivare perché il piano Delayd non andava bene e pretendere di capire come si vuole dare risposta, a partire d agli allevatori, che potrebbero esser persi causa contratti pluriennali con altre aziende. Se si riprende un discorso serio e con soluzioni precise che non siano inutili tavoli romani, che non risolvono nulla, si può sperare in una rinascita dell’impresa. Spero che nei prossimi appuntamenti sul tema, oltre che condannare quanto fatto da noi, non si faranno solo annunci corredati dai vari faremo e diremo. I lavoratori devono pretendere il riavvio della produzione con il piano Delayed, che si ricominci a vendere che si recuperi mercato. Solo se si ripartirà immediatamente può darsi che ci si possa riprendere. Diversamente si metterà la parola fine ad una enorme realtà ed a buona parte dell’economia di un territorio ed di una intera regione. In conclusione di conferenza Iorio ha anche aperto una piccola parentesi sulla Ittierre e sull’immobilismo che la regione ha su quel tema. E poi sui sindacati ha concluso Michele Iorio – non capisco il perché di tale silenzio in questi dieci mesi.Il piano approvato da loro non è stato eseguito ma loro non hanno mai protestato. Perché? Loro sapevano che non investendo l’azienda chiudeva, perché non hanno fatto nessun proclamo oppure nessuna protesta come accadeva fino a 10 mesi fa?”.